Lo “scudo anti-pezzotto” introdotto in Italia per contrastare la pirateria nel settore delle trasmissioni sportive ha avuto un notevole successo nei primi otto mesi di attività, oscurando oltre 32.000 siti web illegali. Il sistema, attivato dall’AgCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), mira a bloccare la trasmissione di contenuti pirata entro i primi 30 minuti di un evento sportivo, proteggendo i diritti di broadcaster come DAZN e Sky. Questa iniziativa rappresenta una risposta aggressiva alla pirateria, con un investimento che supera il milione di euro in risorse umane e 250.000 euro in software solo per il 2023.
Leggi anche: Pezzotto, tifoso condannato a 5 anni di carcere per pirateria: ecco come vedeva le partite gratis
Il progetto però, non è privo di controversie: Google, Cloudflare e aziende di servizi VPN, insieme alla Internet Infrastructure Coalition, hanno sollevato preoccupazioni circa possibili “effetti collaterali” dello scudo italiano, chiedendo al governo degli Stati Uniti di intervenire. La lettera inviata a fine ottobre dalla Coalizione al rappresentante del governo USA per il commercio (USTR) sostiene che lo scudo potrebbe accidentalmente oscurare siti legittimi, con il caso recente di Google Drive, che è stato bloccato erroneamente, come esempio emblematico.
Le aziende americane che criticano il sistema italiano ritengono che lo scudo possa rappresentare un ostacolo al commercio internazionale, influenzando negativamente l’accesso ai loro servizi e spingendo alcune società VPN a ritirarsi dal mercato italiano. La questione ha una particolare rilevanza poiché le recenti norme italiane obbligano anche i fornitori di VPN a collaborare nel rilevamento della pirateria, un ruolo che molte di queste aziende considerano non conforme alla loro missione. Il futuro dello scudo anti-pezzotto potrebbe quindi dipendere dalla capacità delle autorità italiane di trovare un equilibrio tra il contrasto alla pirateria e la salvaguardia dell’accesso a contenuti legali.