La nomina dei vicepresidenti esecutivi della nuova Commissione europea continua a sollevare forti tensioni tra i gruppi parlamentari europei. Dopo l’audizione dei sei vicepresidenti designati, tra cui l’italiano Raffaele Fitto, l’estone Kaja Kallas, la romena Roxana Mînzatu, il francese Stéphane Séjourné, la spagnola Teresa Ribera e la finlandese Henna Virkkunen, la questione rimane irrisolta. L’incontro tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e i leader dei principali gruppi, Manfred Weber (PPE), Iratxe García Pérez (S&D) e Valérie Hayer (Renew), non ha portato a un accordo, facendo emergere uno scenario di possibili spaccature. Il gruppo socialista (S&D) ha infatti annunciato di non essere disposto a sostenere la nomina di Fitto, esponente dei conservatori dell’ECR.
Le ragioni dello scontro e le accuse reciproche
Secondo quanto riportato, il gruppo socialista accusa Weber e il PPE di comportamenti irresponsabili, sostenendo che il Partito Popolare Europeo (PPE) stia cercando di avvicinarsi alla destra estrema per favorire la nomina di Fitto, una mossa che per i socialisti mette a rischio l’equilibrio democratico europeo. Anche i Verdi hanno criticato la strategia del PPE, denunciando un atteggiamento che potrebbe compromettere l’alleanza pro-europea del Parlamento. Terry Reintke, copresidente dei Verdi, ha dichiarato che il PPE, alleandosi con l’estrema destra, starebbe minando il processo democratico.
A complicare la situazione, il gruppo socialista ha proposto di votare prima i cinque vicepresidenti di S&D, Renew e PPE, lasciando per ultimo Fitto, ma tale proposta è stata respinta. Inoltre, resta aperta la questione del commissario ungherese Olivér Várhelyi, per il quale S&D e Renew chiedono un ridimensionamento delle deleghe alla Salute e Benessere animale, preoccupati per il suo orientamento politico.
L’Italia nel mirino e la risposta di Meloni
A inserirsi nel dibattito è stata la premier italiana Giorgia Meloni, che ha interpretato la resistenza dei socialisti come un atto di sfiducia verso l’Italia, affermando: “Per i socialisti e Schlein, l’Italia non merita la vicepresidenza.” Tuttavia, diversi rappresentanti del PD, come Antonio De Caro e Pina Picierno, non hanno posto un veto esplicito contro Fitto. A criticare apertamente la nomina del candidato italiano, invece, sono stati i Verdi, che hanno sottolineato la loro opposizione a una scelta che vedono come troppo vicina a posizioni di destra.
Prossimi passi e rischi per la maggioranza Ursula
Lo stallo e le tensioni in atto mettono a rischio la stabilità della cosiddetta “maggioranza Ursula”, la coalizione pro-europea che sostiene la presidente della Commissione. Se i socialisti dovessero davvero ritirare il loro sostegno, il Parlamento potrebbe trovarsi senza una maggioranza a sostegno della nuova squadra di von der Leyen. La questione è ancora più delicata in vista della votazione che dovrà approvare il pacchetto dei vicepresidenti, votazione che potrebbe essere compromessa dal mancato appoggio del gruppo socialista e dei Verdi.
In questo clima di tensioni e trattative serrate, il futuro della nuova Commissione europea appare incerto, mentre l’Europarlamento si prepara a una serie di appuntamenti decisivi. Per Ursula von der Leyen, riuscire a mantenere salda la coalizione rappresenta ora una sfida fondamentale per dare slancio a una Commissione che dovrà affrontare numerosi temi cruciali per il futuro dell’Unione.