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In ospedale da otto mesi dopo l’intervento in Albania. Il dolore del fratello di Simone: “Infranti i nostri sogni”

Pubblicato: 17/11/2024 14:33

Un intervento odontoiatrico in Albania si è trasformato in un calvario per Simone Del Vecchio, 37enne di Barletta, ricoverato da otto mesi in condizioni critiche dopo una serie di complicazioni gravi. L’episodio risale al 13 marzo, quando Del Vecchio, di professione web designer, si è recato a Tirana per un trattamento odontoiatrico che avrebbe dovuto risolvere la mancanza di alcuni denti con l’installazione di protesi su entrambe le arcate.
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Un intervento ad alto rischio

Attratto da pubblicità che promettevano prezzi competitivi e dalla precedente esperienza positiva della madre, Simone aveva deciso di affidarsi a una clinica dentale albanese. L’intervento, effettuato in un’unica seduta con la rimozione di venti denti e l’installazione di impianti, si è rivelato estremamente invasivo. La procedura, condotta senza esami preliminari, prevedeva anestesie locali e una lieve sedazione, ma si è conclusa con quattro arresti cardiaci per il paziente.

Dall’ospedale di Tirana a San Giovanni Rotondo

Subito soccorso dai medici della clinica, Simone è stato trasferito all’ospedale “Madre Teresa” di Tirana, dove ha subìto un intervento di cardiochirurgia per applicare uno stent coronarico, rivelando una patologia congenita di stenosi coronarica. Dopo otto giorni in rianimazione, la famiglia ha disposto il trasferimento al Policlinico di Bari, dove è rimasto in coma farmacologico per oltre un mese. Solo il primo maggio ha riaperto gli occhi, ma le complicazioni non erano finite.

Ad aggravare la situazione, a giugno è stata diagnosticata un’infezione batterica da candida auris, che ha ulteriormente rallentato il recupero e impedito la riabilitazione. Dal 27 settembre Simone è ricoverato presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dove attualmente lotta contro una stenosi tracheale che rende difficili respirazione, alimentazione e idratazione.

Le parole del fratello: “Un’odissea senza fine”

«Simone era un ragazzo pieno di vita», racconta il fratello gemello Marco. «Amava viaggiare e stare con gli amici. Tutto è cambiato quel giorno di marzo». La famiglia, profondamente segnata, si è trasferita per stargli accanto, mentre Marco denuncia la mancanza di supporto da parte della clinica albanese. «I medici che lo hanno operato non si sono mai fatti vivi. Siamo stati aiutati solo da professionisti italiani, come Fabio De Pascalis e Nicola Cavalcanti, che ci hanno fornito supporto morale e logistico».

Azione legale e difficoltà burocratiche

La famiglia Del Vecchio ha avviato un’azione legale, ma le difficoltà nel reperire documentazione e il fatto che l’intervento sia avvenuto in un Paese extra UE complicano la situazione. «Il mio unico desiderio», conclude Marco, «è riportare mio fratello a casa e garantirgli le migliori cure possibili».

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