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Olio d’oliva, attenti alle fregature: la guida in 12 punti per acquistare quello giusto

Pubblicato: 18/11/2024 07:58
olio d'oliva

È tempo di olio nuovo, e gli italiani sono alla caccia del miglior extravergine a un prezzo accettabile. Ma la scelta consapevole dell’olio d’oliva è sempre più difficile. Per questo Coldiretti, con il contributo determinante di Nicola Di Noia, responsabile del settore olio d’oliva, ha stilato un decalogo (ripreso da Libero) per aiutare i consumatori nella decisione. Il primo punto è:
1) Marca italiana non significa prodotto italiano. Semplicemente l’oleificio ha sede nel nostro Paese, ma nulla è garantito sull’origine del prodotto.
2) L’origine della materia prima deve essere indicata chiaramente in etichetta. Naturalmente bisogna leggerla: e qui andiamo al punto 3, determinante. Perché “olive Ue”, vuol dire che quell’olio è fatto con olive che provengono da tutta l’Europa, e in genere dalla Spagna, che però le importa dal Marocco. Meglio prediligere olio prodotto in Italia con olive italiane.
3) La dichiarazione «Ue e non Ue» non significa nulla: equivale all’intera superficie terrestre. Si può desumere che quell’extravergine non provenga né da Marte e tantomeno da Giove o Saturno. Francamente un po’ pochino. Le quotazioni dell’extravergine Ue e non-Ue sono destinate a calare. La legge della domanda e dell’offerta funziona così: quando sul mercato cresce la quantità di un prodotto il prezzo cala. Ma la legge del mercato non vale per l’olio italiano. La nostra produzione si fermerà quest’anno a 224mila tonnellate contro le 328mila del 2023. A tagliare i volumi dell’uliveto Italia è stata la siccità che ha colpito il Mezzogiorno. Eppure, il prezzo del nostro extravergine è in calo sulle Borse merci: a Milano del 3,2%, a Foggia del 3% e a Bari del 2%.
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Per l’acquisto di un buon olio, Coldiretti indica:
4) Occhio alla dichiarazione della “campagna di raccolta”. Se non compare in etichetta l’olio confezionato è una miscela di oli di due o più campagne. E dunque è olio vecchio.
5) L’analisi sensoriale è importante: annusate e assaggiate l’olio. L’extravergine di qualità profuma di sentori vegetali freschi ed è un po’ amaro e piccante.
6) Denominazione “Condimento” e non olio extravergine di oliva: si tratta si una miscela con olio di semi.
7) Non fidatevi di immagini in etichetta che evocano l’italianità. Cercate sempre la dichiarazione d’origine, che deve comparire nel campo visivo principale, l’etichetta frontale.
8) I toponimi nella denominazione o nel marchio aziendale non garantiscono nulla. Men che meno forniscono indicazioni sull’origine della materia prima, le olive.
9) L’extravergine dev’essere commercializzato in recipienti etichettati e sigillati. Gli organismi di controllo, inclusi i corpi di polizia, devono poter verificare la tracciabilità di ogni singolo recipiente in cui è commercializzato l’olio. Un contenitore anonimo, come una tanica priva di etichettatura, è fuori legge, a prescindere dalla qualità del contenuto.

olio di oliva fuori frigo

Gli ultimi 3 punti del decalogo di Coldiretti sull’acquisto dell’olio d’oliva indicano:
10) Al ristoranti solo bottiglie integre, etichettate e con il tappo antirabbocco. In tutti i locali pubblici, dunque anche nelle mense, in pizzeria e nella tavole calde, l’olio extravergine dev’essere messo a disposizione dei commensali in bottiglie etichettate e con il tappo antirabbocco integro.
11) I prodotti 100% made in Italy sono sempre facilmente riconoscibili. Chi utilizza soltanto materie prime “origine Italia” ha tutto l’interesse a farlo sapere perché il prodotto interamente nazionale garantisce un vantaggio competitivo. E questo vale per l’olio come per la pasta.
12) L’oro verde ha tre nemici: la luce, il calore e l’ossigeno. Limitate al minimo i travasi e conservatelo in un luogo fresco (meglio non freddo) e al riparo da fonti luminose.

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