Un crimine agghiacciante ha sconvolto la città di Daska, in Pakistan, dove una donna, Sughran Bibi, è accusata di aver ucciso brutalmente la nuora Zara Bibi, incinta di sette mesi. Secondo le indagini, la suocera avrebbe agito con l’aiuto di tre complici, mosso da convinzioni infondate sulla “stregoneria” praticata dalla nuora per manipolare suo figlio. La vittima è stata soffocata, smembrata, e i suoi resti sono stati ritrovati in sacchi della spazzatura abbandonati in diverse zone della città.
La denuncia e l’inizio delle indagini
La vicenda ha avuto inizio il 10 novembre, quando il padre di Zara Bibi, un ex agente di polizia, ha denunciato la scomparsa della figlia dopo che il suo telefono era risultato spento. La famiglia, non avendo più notizie, si è rivolta alle autorità, avviando un’indagine che ha portato al macabro ritrovamento. I sacchi contenenti i resti della vittima sono stati scoperti dalla polizia dopo giorni di ricerche.
La confessione della suocera
Sughran Bibi, interrogata dopo l’arresto, avrebbe ammesso il crimine, giustificando l’atrocità con l’accusa che Zara praticasse arti magiche per “controllare” suo figlio, Qadir. La donna ha riferito che suo figlio aveva iniziato a inviare denaro direttamente alla moglie invece che a lei, una situazione che avrebbe alimentato tensioni e sospetti nella famiglia.
In un gesto premeditato e crudele, Sughran e i suoi complici avrebbero soffocato Zara nel sonno utilizzando un cuscino. Successivamente, il gruppo ha bruciato il volto della vittima per renderla irriconoscibile, smembrato il corpo in decine di pezzi e nascosto i resti in sacchi, che sono stati poi gettati in un canale della città.
Un crimine che scuote la comunità
La brutalità del delitto ha scosso profondamente l’opinione pubblica pakistana, mettendo in luce non solo l’orrore dell’omicidio ma anche il persistente radicamento di credenze superstiziose che, in alcuni casi, sfociano in violenza estrema. La vicenda è stata riportata da testate locali e internazionali, come il Deccan Herald e il Dawn, che hanno evidenziato il legame tra motivazioni economiche, dinamiche familiari e credenze tradizionali.
L’evoluzione del caso
Sughran Bibi e i suoi complici sono attualmente in custodia delle autorità, mentre le indagini proseguono per accertare tutte le responsabilità e chiarire ulteriori dettagli. Il padre della vittima, ancora sconvolto, ha chiesto giustizia per la figlia e il nascituro, sottolineando la crudeltà dell’atto.
Questo caso, oltre a rappresentare una tragedia familiare, evidenzia la necessità di affrontare le radici culturali che perpetuano pregiudizi e violenze, soprattutto nei confronti delle donne, in alcune parti del mondo.