L’ambasciata statunitense a Kiev ha lanciato un avvertimento preoccupante: un potenziale attacco aereo massiccio potrebbe colpire la capitale ucraina il 20 novembre. Sul sito ufficiale della rappresentanza diplomatica si legge che l’ambasciata rimarrà chiusa per “estrema cautela“.
Ai cittadini statunitensi viene raccomandato di prepararsi a recarsi nei rifugi immediatamente in caso di un allarme aereo. La tensione nella capitale è palpabile, mentre le autorità ucraine non hanno ancora confermato ufficialmente l’allarme. Anche l’Ambasciata italiana ha annunciato la chiusura al pubblico a scopo precauzionale, anche se ha garantito lo svolgimento dei servizi primari.
Joe Biden autorizza la fornitura di mine antiuomo
Nel frattempo, il presidente Joe Biden ha autorizzato l’invio di mine antiuomo all’Ucraina, una decisione che, secondo il Washington Post, rafforzerà le difese contro l’avanzata russa. Le mine, progettate per autodistruggersi o diventare inattive nel tempo, saranno utilizzate esclusivamente in territorio ucraino, in particolare nell’Est del Paese, dove le truppe russe hanno conquistato nuovi territori negli ultimi mesi. Nonostante l’impegno dell’Ucraina a non usarle in aree densamente popolate, esperti avvertono che anche queste mine rappresentano un rischio per la sicurezza civile.
Una strategia difensiva per contrastare l’avanzata russa
Fonti del Pentagono sottolineano che l’uso di mine antiuomo serve per rallentare le offensive russe, caratterizzate da attacchi a ondate nonostante le pesanti perdite subite. “Gli ucraini stanno subendo perdite significative e sempre più città rischiano di cadere. Queste mine sono progettate per contrastare questa avanzata e, integrate con altre munizioni già fornite, possono rafforzare la difesa“, ha dichiarato una fonte.
Kiev, popolazione allo stremo: “Basta guerra”
Mentre i riflettori internazionali sono puntati sulle strategie militari, a Kiev la popolazione vive una quotidianità sempre più logorante. Olena Kozachenko, attivista per i diritti umani, racconta il clima di esasperazione: “Ogni settimana la Russia prende un nuovo villaggio. Mio marito è al fronte, e la situazione è disastrosa“. Nonostante il sole splendente e l’assenza di allarmi in città, l’aria che si respira è quella di un popolo stanco della guerra. Sempre più spesso si sente ripetere una frase che era tabù fino a poco tempo fa: “Tutto questo deve finire“.
Giovani donne in maggioranza per le strade
Con il conflitto ormai al terzo anno, le donne rappresentano la maggioranza tra i passanti a Kiev. Jana, 34 anni, confessa con amarezza: “Ai nostri soldati manca equipaggiamento. Noi familiari abbiamo fatto una colletta per comprare un veicolo. La Russia è in offensiva e noi stiamo finendo le persone. Voglio solo che questa guerra finisca”.
Sullo sfondo del monumento a piazza Maidan, le bandierine azzurre in onore dei caduti militari ricordano il costo umano del conflitto, mentre i numeri ufficiali parlano di oltre 12.000 vittime civili. La determinazione del popolo ucraino si scontra con le difficoltà sul campo e le incertezze politiche. Tra nuove forniture militari e un crescente senso di impotenza, la speranza di pace sembra ancora lontana.