
Continua a persistere una profonda spaccatura a livello internazionale riguardo ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità nel contesto del conflitto a Gaza. Da un lato, l’Alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell, ha risposto a Netanyahu affermando che “la decisione della Cpi non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo né è di natura politica”. Borrell ha ricordato agli Stati membri dell’Unione europea che, qualunque sia la loro posizione, la decisione rimane “vincolante”. D’altra parte, negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden ha sottolineato che “la Cpi non possiede giurisdizione in questo ambito e la Casa Bianca respinge categoricamente la sua decisione”, ha detto un portavoce dell’amministrazione, come riportato dal Times of Israel. Inoltre, Mike Waltz, candidato di Donald Trump come Consigliere per la sicurezza nazionale, ha preannunciato che a gennaio gli Stati Uniti “risponderanno con decisione ai pregiudizi antisemiti della Cpi”.
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Secondo fonti israeliane, nel dibattito potrebbero emergere anche sanzioni. Borrell, nel monitorare le conseguenze politiche in Europa derivanti dalla decisione della Cpi, ha riconosciuto che “i membri dell’Unione sono profondamente spaccati”. Il vicepremier italiano Matteo Salvini ha commentato: “Mi aspetto che si arrivi a una soluzione, perché certamente non è Netanyahu il vero criminale di guerra. I terroristi islamici sono il problema dell’Italia e del mondo. Spero che questa questione non emerga mai”. Le sue dichiarazioni giungono dopo che ha dichiarato che Netanyahu sarebbe stato il benvenuto in Italia, nazione che riconosce l’autorità della Corte penale internazionale, affermazione che ha richiesto l’intervento del ministro degli Esteri Tajani: “La politica estera è una questione seria e non è appannaggio di Salvini”.
Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano a esercitare pressioni sulla leadership di Netanyahu affinché intensifichi gli aiuti umanitari per Gaza. Il segretario della difesa Lloyd Austin ha discusso della situazione ieri con il nuovo ministro della difesa israeliano, Israel Katz. La conversazione ha incluso anche un approfondimento sulla situazione in Libano, dove l’emissario statunitense Amos Hochstein sta lavorando per raggiungere una tregua tra Israele e Hezbollah. Proprio nell’ottica di un possibile accordo, Israele ha accelerato gli attacchi, cercando di eliminare Muhammad Abu Ali Haydar, un alto comandante di Hezbollah. I bombardamenti a Beirut hanno colpito un edificio di otto piani dove, secondo l’intelligence, si trovava Haydar. Purtroppo, tra le macerie, sono stati recuperati 20 corpi e molte persone sono rimaste ferite, circa una 60ina. Tuttavia, l’intelligence israeliana ha fallito nel suo intento.
Hezbollah ha affermato che Abu Ali Haydar non si trovava nel luogo attaccato. Nel frattempo, funzionari del Mossad sono attivi negli Emirati Arabi Uniti per localizzare il rabbino ortodosso Zvi Kogan, un cittadino israeliano di origine moldava, scomparso giovedì ad Abu Dhabi, dove gestiva un centro religioso ebraico. Israele sospetta che il suo rapimento – o una sua possibile uccisione – possa essere riconducibile a gruppi locali legati all’Iran. Due giorni prima della sua scomparsa, Kogan aveva avuto un colloquio presso l’ufficio del primo ministro israeliano.
Nel contesto, il primo ministro libanese uscente, Nagib Mikati, ha rassicurato la premier Giorgia Meloni sul fatto che il Libano è impegnato a far luce sull’attacco “inaccettabile” di venerdì contro l’Unifil, nel quale sono rimasti feriti quattro soldati italiani. Roma e Unifil hanno puntato il dito verso Hezbollah. Secondo il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, durante una telefonata con la premier, Mikati ha espresso “solidarietà” e ha promesso “un’indagine approfondita, i cui risultati saranno condivisi” con il governo italiano, rassicurando che il Libano adotterà tutte le misure necessarie per evitare tali incidenti in futuro. “Spero che questo sfortunato avvenimento non comprometta il vostro supporto al Libano né il vostro fondamentale ruolo nel raggiungere un cessate il fuoco”, ha dichiarato Nagib Mikati.