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Pescarese, rinchiusa in cantina dalla figlia e dal genero: scatta l’allontanamento per la coppia

Pubblicato: 25/11/2024 16:06

Una storia di degrado e soprusi ha scosso un comune del Pescarese, dove una donna di 48 anni è stata costretta a vivere in una cantina senza bagno né cucina, vittima di vessazioni e maltrattamenti da parte della figlia e del genero. Dopo mesi di umiliazioni, la donna ha trovato il coraggio di denunciare la situazione ai Carabinieri, portando all’emissione di un provvedimento di allontanamento per la coppia, con il divieto di avvicinarsi alla vittima.

Dalla solidarietà all’incubo
La vicenda ha avuto inizio lo scorso aprile, quando la figlia 26enne e il genero 31enne avevano chiesto ospitalità alla donna, nonostante fossero già proprietari di una casa a Roma. La madre, desiderosa di stare vicina al suo nipotino, aveva accolto la richiesta con generosità. Tuttavia, quella che inizialmente sembrava una normale convivenza si è presto trasformata in un incubo.

Dopo poche settimane, i due hanno iniziato a vessare la donna con insulti e angherie, arrivando a relegarla nella cantina dell’abitazione. In questo spazio fatiscente, privo di servizi essenziali, la 48enne viveva insieme ai suoi tre cani, dormendo su un vecchio divano sporco. Per potersi lavare, la donna si affidava alla solidarietà delle amiche, che talvolta le offrivano la possibilità di fare una doccia.

La denuncia e l’intervento delle autorità
Esasperata dalla situazione, la donna ha deciso di rivolgersi al comando stazione Carabinieri di Penne, sporgendo denuncia-querela. Le indagini hanno rapidamente confermato la gravità dei maltrattamenti subiti, portando all’adozione di un provvedimento restrittivo nei confronti della coppia.

Il decreto di allontanamento dalla casa familiare è stato emesso per tutelare la vittima e restituirle la dignità sottratta. La figlia e il genero sono ora accusati di maltrattamenti in famiglia, un reato che potrebbe comportare pesanti conseguenze legali.

Un caso che invita a riflettere
Questa vicenda mette in evidenza non solo il coraggio della vittima nel denunciare, ma anche il ruolo cruciale delle autorità nel proteggere chi subisce abusi, anche in contesti familiari. Situazioni come questa, dove i legami di sangue diventano pretesto per atti di sopraffazione, dimostrano l’importanza di non abbassare mai la guardia e di intervenire tempestivamente per fermare la violenza.

Grazie al supporto delle forze dell’ordine, la 48enne può ora riappropriarsi della sua casa e ritrovare una vita libera dai soprusi, un segnale di speranza per tutte le persone che si trovano in situazioni simili e temono di non avere via d’uscita.

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