Il bicchiere d’acqua va bevuto prima o dopo il caffè? Anche su questa cosa in Italia ci sono diverse scuole di pensiero. Però, alla fine, una risposta certa c’è. Ed è bene saperla, così potrete comunicarla al vostro amico che ve lo chiede continuamente. Carlos Eduardo Bitencourt, brasiliano, fondatore e ceo di Cafezal, racconta a Adnkronos tutti i segreti del caffè, spiegando come innanzitutto non vada bevuto bollente, ma caldo sì, in un range di temperatura che va dai 90 a massimo 94 gradi. Oggi, con le nuove macchine sul mercato con le quali si può avere una precisa regolazione della temperatura, è possibile, ad esempio, estrarre un caffè kenyota di tostatura medio-chiara a 90 gradi; mentre per un caffè brasiliano di tostatura media, con note più di caramello e cioccolato fondente, vengono impostati i 92 gradi. “Altrimenti distruggo il prodotto”. Ma veniamo all’annosa questione acqua.
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Caffè, il bicchiere d’acqua prima o dopo?
“Il bicchiere d’acqua servito con il caffè va bevuto prima per pulire la bocca e avere così l’esperienza migliore durante l’assaggio”. Che sia frizzante o naturale è indifferente, ma “meglio se è a temperatura ambiente o leggermente fredda”, spiega Eduardo Bitencourt. Poi un altro dettaglio importante: ciò che fa un buon caffè non è l’acqua bevuta prima, la tostatura o l’estrazione, ma il prodotto stesso, come viene trattato in piantagione e come viene processato. “Se parte bene in quelle circostanze – sottolinea il fondatore di Cafezal – si ha già un buon prodotto e ciò che viene fatto dopo può migliorarlo o peggiorarlo”.
Il caffè fa bene, lo dice la scienza
Infine, ricordiamo che un recente studio ha dimostrato che il caffè può fare molto più che svegliarci o metterci di buonumore. L’assunzione moderata di caffè è stata infatti associata a un minor rischio di sviluppare malattie cardiometaboliche, ha dichiarato l’autore dello studio, il dottor Chaofu Ke, professore associato di epidemiologia e biostatistica presso la Soochow University di Suzhou, in Cina. Tra le malattie cardiometaboliche, ossia le patologie del cuore o a esso collegate, le coronaropatie, l’ictus e il diabete di tipo 2.