La tregua in Libano, entrata in vigore da meno di 48 ore, è già seriamente compromessa. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto un raid aereo nel sud del Libano, colpendo un magazzino di missili a medio raggio appartenente a Hezbollah, dopo aver rilevato movimenti sospetti. Questo attacco si aggiunge a precedenti episodi, tra cui colpi di avvertimento sparati contro sospetti lungo il confine e l’uso di un drone contro un veicolo nel villaggio di Markaba, che ha causato due feriti.
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L’ accusa pesante a Israele
Le autorità libanesi hanno accusato Israele di ripetute violazioni del cessate il fuoco. Tuttavia, hanno anche avvertito la popolazione di non avvicinarsi alle aree in cui opera l’IDF (Forze di Difesa Israeliane). Nel frattempo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha minacciato una “guerra intensa” se Hezbollah violerà la tregua, affermando che le attuali operazioni militari “chirurgiche” potrebbero trasformarsi in un conflitto su vasta scala.
Tensioni e condizioni della tregua
Il cessate il fuoco, firmato pochi giorni fa, prevede un ritiro graduale delle truppe israeliane e lo spostamento dei miliziani di Hezbollah a 20 chilometri dal confine. Il confine sarà pattugliato dall’esercito regolare libanese e dalle forze ONU. Tuttavia, l’area rimane altamente instabile: fonti locali segnalano sei zone colpite dagli attacchi israeliani, tra cui Markaba, Kfarchouba e Khiyam.
Situazione umanitaria critica
Più di 1,2 milioni di persone sono state sfollate dal conflitto. Di queste, 600mila si trovano in Siria e stanno cercando di rientrare in Libano, con lunghe file al valico di Jousieh.
Gaza: verso un accordo?
Parallelamente, a Gaza si intravedono possibilità di una tregua. Hamas potrebbe accettare un cessate il fuoco iniziale di uno o due mesi, con il graduale rilascio di ostaggi e l’apertura del valico di Rafah, sotto supervisione internazionale. Tuttavia, l’IDF potrebbe mantenere alcune posizioni all’interno della Striscia durante i negoziati.