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Ramy Elgaml e lo stop alle violenze, il padre:”Lui non avrebbe voluto, era più italiano che egiziano”

Pubblicato: 28/11/2024 08:05

La morte di Ramy Elgaml, 19 anni, avvenuta dopo un inseguimento con i carabinieri a Milano, ha sconvolto il quartiere Corvetto e sollevato interrogativi sulla gestione delle forze dell’ordine e sulla reazione di alcuni giovani del quartiere. Mentre i familiari del ragazzo affrontano il lutto, il padre Yehia ha espresso un messaggio chiaro: chiedere giustizia senza cedere alla violenza.
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Il dolore di una famiglia spezzata

La famiglia Elgaml vive giorni di dolore in isolamento. Yehia, padre di Ramy, descrive il figlio come un ragazzo gentile, sempre sorridente, e sottolinea quanto fosse integrato nella società italiana. “Ramy era più italiano che egiziano,” dice, ricordando che il figlio non parlava quasi l’arabo. Per lui e la sua famiglia, l’Italia rappresenta una seconda patria, e la loro fiducia nella magistratura resta salda. “Non vogliamo vendetta, ma verità. Rispettiamo la legge e crediamo nella giustizia.”

La tragedia ha scosso profondamente anche la comunità locale, ma Yehia prende le distanze dalle proteste esplose nel quartiere, caratterizzate da incendi e atti di vandalismo. “Quelli non sono amici di Ramy. Non avrebbe mai voluto violenza,” ribadisce, lanciando un appello per il rispetto della legalità e il dialogo pacifico.

Un quartiere sotto pressione

Le strade del Corvetto sono state teatro di tensioni per tre giorni consecutivi, con giovani che chiedevano “giustizia” tra fuochi d’artificio e roghi. Tuttavia, Yehia si dissocia completamente da queste azioni, sottolineando che non rappresentano né la sua famiglia né i valori di suo figlio. “Il quartiere è tranquillo,” spiega, suggerendo che le proteste siano state esacerbate da fattori esterni alla comunità locale.

La chiamata del sindaco di Milano, Beppe Sala, ha rappresentato un momento di conforto per la famiglia. Sala ha espresso le sue condoglianze e apprezzato la fiducia della famiglia nella magistratura. “È stato un gesto importante, un ponte tra noi e le istituzioni,” ha dichiarato Yehia, auspicando che il dialogo possa portare a una maggiore comprensione reciproca.

La strada verso la verità

Mentre si attende l’autopsia e si prosegue con le indagini, il conducente dello scooter su cui viaggiava Ramy e il carabiniere alla guida dell’auto coinvolta nell’inseguimento sono stati entrambi indagati per omicidio stradale. Questo segnale, secondo Yehia, dimostra che la magistratura sta lavorando con rigore per ricostruire i fatti.

La famiglia Elgaml ha manifestato l’intenzione di organizzare, una volta emersa la verità, una manifestazione pacifica che coinvolga i giovani di diversi quartieri. “Vogliamo mostrare il lato positivo, superare i disordini con un messaggio di pace,” ha spiegato il padre di Ramy.

Un appello al futuro

La tragedia di Ramy Elgaml mette in luce la necessità di affrontare le tensioni sociali e di garantire che episodi simili non si ripetano. La sua famiglia, pur immersa nel dolore, lancia un appello alla comunità e alle istituzioni: basta violenza, rispetto per la legge e ricerca della verità.

Ramy si è portato via il cuore della sua famiglia, ma anche il ricordo di un ragazzo sorridente e generoso. La speranza dei suoi cari è che la sua memoria possa ispirare dialogo, pace e una rinnovata fiducia nelle istituzioni.

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