La Corte d’Assise di Venezia ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023. La sentenza ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione, ma ha escluso quelle della crudeltà e dello stalking, come richiesto dall’accusa.
Fanpage.it ha intervistato l’avvocato Daniele Bocciolini, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, per chiarire i dettagli della decisione.
Perché è stato condannato all’ergastolo?
La pena massima è stata comminata perché è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione, che, secondo il nostro ordinamento, prevede direttamente l’ergastolo.
Esclusione delle aggravanti: crudeltà e stalking
L’avvocato Bocciolini ha spiegato che l’esclusione di queste aggravanti ha destato sorpresa e che sarà necessario leggere le motivazioni della sentenza.
- Crudeltà: La Cassazione richiede una condotta che infligga un dolore aggiuntivo alla vittima, eseguita con spietatezza e moralmente inaccettabile. Sebbene Turetta abbia inferto 75 coltellate, ciò rientrerebbe nella modalità esecutiva di un omicidio, senza integrare il requisito di crudeltà secondo la giurisprudenza.
- Stalking: Gli atti persecutori devono provocare nella vittima un fondato timore per l’incolumità personale, un grave stato di ansia e un cambiamento delle abitudini. Nonostante siano emerse prove di molestie e minacce da parte di Turetta, non sarebbe stato dimostrato che Giulia vivesse in uno stato di paura. Su questo punto, Bocciolini ha espresso dissenso: a suo avviso, Giulia era chiaramente sotto assedio.
L’ergastolo in Italia
L’ergastolo, seppur massimo, non è un “fine pena mai”. Dopo alcuni anni, il condannato può accedere a benefici penitenziari come permessi premio, semilibertà o liberazione anticipata, in caso di buona condotta. La pena ha una funzione rieducativa, e, essendo Turetta molto giovane, potrebbe esserci un tentativo di recupero.
Prossimi passi: appello
La Corte depositerà le motivazioni entro 90 giorni, e la difesa di Turetta potrà presentare ricorso, puntando a far cadere l’aggravante della premeditazione e a ottenere attenuanti generiche. Anche la Procura potrebbe appellarsi per chiedere il riconoscimento delle aggravanti escluse.