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Siria, le fosche previsioni dell’esperto di Medio Oriente: “Ci sarà un effetto domino”

Pubblicato: 10/12/2024 12:22

La Siria si trova nuovamente a un bivio storico, ma le previsioni non lasciano spazio all’ottimismo. Uzi Rabi, esperto di Medio Oriente e ricercatore presso il Moshe Dayan Center dell’Università di Tel Aviv, ha analizzato per il quotidiano Libero la situazione attuale e i possibili scenari futuri, confrontandoli con le dinamiche che hanno già sconvolto altri Paesi della regione.
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Chi sono i ribelli e quali rischi emergono?

La complessità della Siria risiede nella sua stessa struttura: un mosaico di gruppi etnici e religiosi che, secondo Rabi, ha sempre reso il Paese vulnerabile alle divisioni interne. I ribelli che hanno rovesciato il regime di Bashar al-Assad rappresentano un coacervo di movimenti, dai sunniti estremisti ai moderati, fino ai curdi nell’Est del Paese, sostenuti dagli Stati Uniti e in aperto contrasto con la Turchia.

Queste forze si sono unite con l’obiettivo comune di rovesciare la dittatura, ma rischiano ora di ripercorrere lo stesso schema già visto in Libia e Iraq: il vuoto di potere alimenta rivalità interne, trasformando il Paese in un campo di battaglia per fazioni in lotta tra loro.

L’esperto di Medio Oriente Uzi Rabi

Il rischio di una nuova frammentazione

Rabi delinea due scenari principali per il futuro siriano, entrambi negativi. Il primo vede la Siria frammentarsi in una confederazione di cantoni, ognuno sotto il controllo di un diverso gruppo etnico o religioso, come già accaduto in Libia, dove le divisioni tribali hanno generato un conflitto permanente. Il secondo, più remoto, prevede una fragile intesa tra le parti, che potrebbe sfaldarsi alla minima tensione.

“La dinamica del Medio Oriente è questa”, ha spiegato Rabi: “Quando crolla un dittatore, i vincitori iniziano a litigare tra loro”. Un modello già tristemente osservato in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, con la conseguente frammentazione politica che ha generato instabilità cronica e un terreno fertile per il terrorismo.

Le conseguenze regionali: l’effetto-domino

La crisi siriana ha già innescato un effetto-domino che potrebbe propagarsi ad altri Paesi della regione. Rabi evidenzia come il Libano, l’Iraq e persino l’Iran potrebbero essere prossimi alla stessa sorte, con il rischio di conflitti interni e frammentazione. “La mezzaluna sciita iraniana è stata gravemente danneggiata”, ha aggiunto l’esperto, “e Israele, grazie ai suoi successi militari, ha dato forma a un nuovo Medio Oriente”.

Tutto questo non garantisce stabilità. L’indebolimento di attori come l’Iran e la Russia potrebbe alimentare nuovi scontri, mentre la Turchia di Erdogan, con i suoi interessi nel Nord della Siria, continua a rappresentare un fattore destabilizzante, e cerca di consolidare il proprio controllo sulla regione.

I profughi e la ricostruzione: un sogno lontano

Anche il ritorno dei milioni di profughi siriani appare oggi un miraggio. Con un Paese devastato e la frammentazione politica in atto, la possibilità che molti di loro rientrino è minima, e chi lo farà rischia di trovare un territorio irriconoscibile e ostile.

La Siria si avvia a seguire il destino di altri Paesi mediorientali colpiti da conflitti interni, dove la frammentazione politica e sociale ha portato a instabilità duratura. Le previsioni sono cupe: il futuro del Paese potrebbe essere quello di entrare in un conflitto senza fine, in cui le speranze di unità e ricostruzione restano un’utopia. E una simile prospettiva dovrebbe preoccupare molto l’Occidente, perché di uno stato di perenne confusione possono avvantaggiarsi solo i gruppi terroristi più radicali.

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Ultimo Aggiornamento: 12/12/2024 14:43

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