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Stellantis “fugge” ancora dall’Italia e investe in Spagna: esplode la polemica

Pubblicato: 11/12/2024 11:42

Stellantis cambia rotta e, mentre l’Italia resta a bocca asciutta, investe in Spagna, alimentando il malcontento e le perplessità sui suoi reali progetti per il nostro Paese. Dopo aver annunciato, in un giorno di grande visibilità mediatica, il rinnovo della commessa a Trasnova, grazie anche all’intervento del ministro Adolfo Urso che ha permesso di salvare 249 posti di lavoro, arriva la notizia che sembra una beffa.

Il gruppo, infatti, ha ufficialmente siglato un accordo con la cinese Catl per investire fino a 4,1 miliardi di euro nella costruzione di un impianto di batterie al litio-ferro-fosfato a Saragozza. Una decisione che ribalta le promesse fatte nei mesi scorsi riguardo alla centralità dell’Italia nella strategia di crescita del gruppo automobilistico.

Investimento in Spagna: l’accordo da 4,1 miliardi

Il nuovo impianto, che sarà realizzato in diverse fasi e completamente neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio, è progettato per diventare uno dei principali siti europei per la produzione di batterie destinate ai veicoli elettrici, con una capacità che potrebbe arrivare fino a 50 GWh. La produzione dovrebbe partire entro la fine del 2026, con l’ambizione di supportare la produzione di auto elettriche nei segmenti B e C, grazie a batterie durevoli, convenienti e di qualità superiore.

A fare da sponsor a questa operazione è il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, che ha prontamente esaltato l’investimento, sottolineando l’importanza del progetto per il futuro decarbonizzato della Spagna. Sánchez ha anche ringraziato i vertici di Stellantis e Catl, John Elkann e Robin Zeng, per aver scelto il Paese iberico come sede per una delle più grandi gigafactory europee. Una mossa che, contrariamente a quanto avviene in Italia, ha trovato sostegno forte e unanime dalle istituzioni locali e nazionali.

Italia: il nulla di Termoli e le promesse non mantenute

Il contrasto con la situazione italiana è, purtroppo, evidente. Se da un lato Stellantis porta a termine l’accordo con Saragozza, in Italia non si vede nemmeno l’ombra di un analogo progetto, nonostante le promesse di rilanciare il Paese come hub per la produzione di batterie. La tanto discussa gigafactory di Termoli, progettata per produrre batterie, resta al momento solo una chimera.

La joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies ha deciso di sospendere i lavori fino alla fine dell’anno, rimandando ulteriormente il progetto. La decisione di posticipare la conferma dei piani al 2025 suona come una promessa vuota, mentre la realtà è che, dopo quattro anni di attesa, il sito molisano è ancora bloccato nelle fasi preliminari.

Un contrasto che appare sempre più difficile da giustificare, soprattutto alla luce degli sviluppi in Spagna, dove l’impianto potrebbe entrare in produzione tra soli due anni. E mentre il governo italiano resta in silenzio, il gruppo Stellantis si prepara a incontrare il ministro delle Imprese Adolfo Urso il 17 dicembre, con la consapevolezza che le richieste del gruppo Agnelli continueranno a fare leva sulla massimizzazione dei profitti.

La bussola di Stellantis: costi bassi e dividendi alti

Al di là delle promesse politiche, la verità è che Stellantis non sembra avere intenzione di investire seriamente in Italia. Anche se il mandato a Carlos Tavares, ex Ceo dell’azienda, è ormai terminato, la linea guida che rimane invariata è quella di comprimere i costi per garantire una maggiore liquidità, da destinare ai lauti dividendi per gli azionisti, in primis la famiglia Agnelli attraverso Exor.

La “fuga” di Stellantis dall’Italia conferma che la priorità è altrove, e che il gruppo non ha più alcuna intenzione di mantenere la produzione e l’innovazione in un Paese che, nonostante le promesse, non è riuscito a creare le condizioni favorevoli per attrarre investimenti strategici.

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