“L’ultima cosa che ricordo è un botto, un impatto forte da dietro. Mi ricordo l’urto con la macchina dei carabinieri, io che volo e poi mi risveglio in ospedale”, ha raccontato Fares Bouzidi, il 22enne alla guida dello scooter su cui viaggiava Ramy Elgaml, morto la notte del 24 novembre in via Quaranta, a Milano. Le parole sono state riferite alla gip di Milano Marta Pollicino durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto.
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“Sono scappato non da un alt. A me nessuno mi ha intimato di fermarmi”, ha dichiarato Fares, spiegando che aveva paura perché non aveva la patente di guida. “Ho incrociato la macchina dei carabinieri e loro mi sono venuti dietro. Io ho accelerato, e poi è successo quello che è successo: sono stato urtato da dietro dalla macchina dei carabinieri”.
Il giovane, ai domiciliari per resistenza e indagato per omicidio stradale, ha risposto a tutte le domande, anche quelle dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano. Il suo avvocato, Marco Romagnoli, ha dichiarato: “Ha risposto compiutamente per quello che ricorda, ma alcune fasi sono offuscate a causa del trauma subito”. Fares contesta il verbale di arresto, in cui non si parla di un impatto tra lo scooter e l’auto dei carabinieri: “C’è stato un urto, una spinta da dietro”, confermata anche da un testimone oculare.
Durante l’interrogatorio, il ragazzo ha ricostruito la serata trascorsa tra amici nei locali di Porta Venezia, seguita dall’incontro con la gazzella dei carabinieri e dalla fuga verso il quartiere Corvetto. “È il quadro di un ragazzo giovane che, per timore di una multa, scappa… poi è successo quello che è successo”, ha aggiunto il legale, smentendo anche l’ipotesi di una rapina: “La catenina che aveva con sé era sua, ha foto che lo dimostrano”.
I difensori hanno chiesto la revoca dei domiciliari. Fares, ancora convalescente, cammina con le stampelle e attende la decisione della gip.