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Sotto indagine, per l’ipotesi di omicidio colposo, oltre al medico sportivo che ha emesso, per conto dell’associazione a cui il ragazzo era iscritto, il certificato di idoneità, sono stati coinvolti anche la dirigente scolastica e il responsabile della polisportiva con cui si allenavano all’interno della scuola.
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Dopo aver completato la prima fase delle indagini, durante la quale sono stati ascoltati familiari e operatori legati all’associazione, la procura aveva richiesto l’archiviazione del procedimento nei confronti del medico, basandosi su una consulenza tecnica che escludeva un collegamento tra la morte, avvenuta a causa di un’ischemia miocardica, e il comportamento dell’indagato. Questa consulenza affermava che “il quadro clinico era normale e non suggeriva la necessità di ulteriori accertamenti”.
La tragica morte del dodicenne, avvenuta mentre giocava a basket, ha spinto la Procura ad avviare un’inchiesta, con l’intenzione di acquisire i certificati medici. Una consulenza di parte, commissionata dagli avvocati dei genitori del ragazzo, Giuseppe Barba e Laura Mossuto, e redatta da Gaetano Thiene, noto specialista della cardiologia vascolare all’università di Padova, ha convinto il giudice a riaprire il caso.
Thiene, che ha condotto studi su casi simili di calciatori deceduti improvvisamente per problemi cardiaci, ha messo in discussione le modalità della visita, ritenute insufficienti, e ha evidenziato l’assenza di un defibrillatore, la cui presenza è obbligatoria per legge durante eventi e allenamenti sportivi, nella palestra in cui si è verificato l’incidente.
Pertanto, la procura è stata incaricata di approfondire le indagini e ha recentemente aggiunto altre due persone al registro degli indagati: la preside e il responsabile della polisportiva. Il pubblico ministero ha quindi richiesto, come suggerito dal giudice, un incidente probatorio per determinare se la presenza di un defibrillatore avrebbe potuto influenzare le possibilità di sopravvivenza del ragazzo. Inoltre, secondo le disposizioni del giudice per le indagini preliminari, la procura dovrà verificare se la disponibilità dello strumento salvavita debba considerarsi obbligatoria.
Il 23 dicembre si terrà l’incidente probatorio, durante il quale un collegio di esperti, composto dal medico legale Paolo Procaccianti, dall’anatomo patologo Gaetano Bulfamante e dal cardiologo Giancarlo Marenzi, avrà il compito di stabilire se “la presenza del defibrillatore in palestra avrebbe potuto aumentare le chance di sopravvivenza”.
Gli avvocati difensori degli indagati – Calogero Meli, Salvatore Pennica e Ignazio Valenza – avranno la possibilità di nominare propri consulenti.