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Milano, Rocio investita e uccisa: l’autista va ai domiciliari, tanti dubbi sulla dinamica dell’incidente

Pubblicato: 13/12/2024 15:13

Una tragedia ha scosso viale Renato Serra a Milano l’11 dicembre. Rocio Espinoza Romero, mamma di 34 anni, è morta dopo essere stata travolta da un tir mentre attraversava la strada con i suoi bambini piccoli e la nonna. I piccoli, sul passeggino, e la nonna si sono salvati. Francesco Monteleone, 24 anni, alla guida del mezzo, si trova ora agli arresti domiciliari.
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Le telefonate sospette e i dubbi del giudice

L’incidente è avvenuto alle 9:44. Pochi minuti dopo, Monteleone ha fatto quattro tentativi di chiamata al padre, alle 9:51, 10:00, 10:04 e 10:32. Per il giudice, questa sequenza non è casuale. «L’indagato si era accorto di aver investito una persona e, preso dal panico, cercava un consiglio dal genitore», scrive il gip Alberto Carboni nell’ordinanza.

Le immagini hanno ripreso Monteleone fermarsi per quattro secondi dopo l’incidente. Questa breve sosta, insieme ai tentativi di contattare il padre, smentirebbe la sua dichiarazione iniziale: «Non mi sono accorto».

La dinamica raccontata dai testimoni

Un testimone ha cercato di attirare l’attenzione dell’autista, suonando ripetutamente il clacson. Ha raccontato di aver visto Rocio alzare le braccia nel tentativo di farsi notare, prima di essere investita. La donna è stata trascinata per 13 metri.
Il gip è netto: «Non è verosimile che il conducente non si sia reso conto della presenza di un ostacolo che intralciava l’andatura del veicolo».

Perché i domiciliari

Il giudice, però, ha ritenuto che gli arresti domiciliari siano sufficienti per limitare il rischio di reiterazione del reato. «Il comportamento dell’indagato dimostra insensibilità per le conseguenze delle sue condotte, ma il turbamento emotivo può aver influito sulla sua decisione di fuggire», ha spiegato il gip.

Le contraddizioni nelle indagini

La prima versione di Monteleone, assistito dagli avvocati Guido Contestabile e Mario Mongelli, non convince. Dopo l’incidente, oltre a chiamare il padre, il camionista ha cercato di contattare un avvocato. Nonostante ciò, è tornato a lavoro in una cava ad Arluno come se nulla fosse accaduto.

Il comportamento dell’autista e i dettagli raccolti dagli inquirenti fanno pensare che fosse consapevole dell’accaduto. Le indagini proseguono per chiarire ogni aspetto di questa tragedia.

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