La Corte d’Assise di Imperia ha condannato all’ergastolo Salvatore Aldobrandi, pizzaiolo di 75 anni originario di San Sosti, in Calabria, e residente a Sanremo. È accusato di aver ucciso nel 1995 l’ex fidanzata Sargonia Dankha, 21 anni, di origine irachena e naturalizzata svedese. La giovane era scomparsa nel pomeriggio del 13 novembre, a Linköping, in Svezia. La sentenza è arrivata dopo un lungo weekend di camera di consiglio. Il presidente Carlo Alberto Indellicati ha letto il verdetto domenica 15 dicembre.
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Le richieste accolte
La procura, rappresentata dai pm Maria Paola Marrali e Matteo Gobbi, aveva chiesto l’ergastolo e una provvisionale a favore della famiglia della vittima. La Corte ha deciso per un risarcimento di 300mila euro alla madre, 100mila al fratello e 14mila per le spese legali.
L’avvocato di Aldobrandi, Fabrizio Cravero, aveva chiesto l’assoluzione per mancanza di prove o, in subordine, l’esclusione della recidiva e delle aggravanti. Dopo la condanna, ha annunciato che attenderà le motivazioni della sentenza per fare ricorso in Appello.
La soddisfazione della procura
Maria Paola Marrali, fuori dall’aula, ha espresso soddisfazione. «È una grande vittoria per la giustizia, per la famiglia di Sargonia e per l’Italia», ha dichiarato. Ha ricordato il caso di Roberta Ragusa per sottolineare come si possa arrivare a una condanna anche senza il ritrovamento del corpo. Anche il pm Matteo Gobbi ha commentato. «Ci sono stati momenti di incertezza, ma abbiamo sempre avuto chiaro l’obiettivo. Oggi giustizia è stata fatta».
L’avvocato Francesco Rubino, legale della famiglia Dankha, ha condiviso la reazione dei parenti. «Sono felici, anche se questa sentenza non riporterà indietro Sargonia. Finalmente possono mettere un punto a questa vicenda». Rubino ha sottolineato l’importanza delle prove raccolte e del lavoro degli inquirenti, che hanno dimostrato come Aldobrandi avesse agito per motivi abietti. «Era ossessionato da Sargonia. Questo è ciò che ha portato alla condanna all’ergastolo». Dopo 30 anni, il caso trova la sua conclusione nei tribunali italiani, portando un po’ di pace a una famiglia che ha sofferto troppo a lungo.