Un’enorme esplosione è stata percepita nelle prime ore di lunedì mattina in Siria, nei pressi di Tartus, lungo la costa mediterranea.
Alcuni filmati diffusi online ritraggono una vasta nube di fumo che si erge verso l’alto, in seguito a quello che sembra un attacco aereo israeliano. La forza dell’impatto è stata così intensa da generare una scossa, registrata dai sismografi con magnitudo 3.
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L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha segnalato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno condotto raid massicci nella zona costiera, rappresentando il più significativo attacco in 12 anni di guerra civile.
L’offensiva, iniziata nella notte di domenica, ha colpito magazzini di armi e sistemi di difesa aerea.
Israele ha dichiarato che le sue operazioni militari in Siria sono finalizzate alla distruzione degli arsenali del regime di Assad, approfittando della situazione venutasi a creare dopo la caduta dell’ex presidente Bashar al-Assad.
Nonostante le proteste dei leader dei ribelli siriani, l’IDF ha ribadito che non permetterà che tali armamenti, comprese armi chimiche e biologiche, finiscano nelle mani dei gruppi jihadisti.
A Tartus, lungo la costa, esiste dal 1971 una base militare russa in grado di accogliere fino a quattro navi di dimensioni medie della marina di Mosca, ma non è attrezzata per le fregate più grandi della flotta russa.
Nel gennaio 2017, Putin e Assad hanno siglato un accordo che estende il controllo russo sulla base per ulteriori 49 anni; Mosca ha manifestato l’intenzione di ampliarla per ospitare fino a 11 navi da guerra, comprese quelle a propulsione nucleare. Con il regime in crisi, il futuro delle basi rimane incerto, ma il Cremlino ha recentemente dichiarato di non voler rinunciare al suo strategico accesso al Mediterraneo.