L’esistenza travagliata di Jordan Tinti, noto con lo pseudonimo di Jordan Jeffrey Baby, giovane di Bernareggio che aspirava a diventare un trapper di successo, torna sotto i riflettori con una svolta giudiziaria inaspettata. Il tribunale di Pavia ha riaperto il caso relativo a un presunto abuso sessuale subito dal 26enne durante la sua detenzione. Il gip Luigi Riganti ha ordinato l’imputazione coatta per il compagno di cella, un cinquantenne della provincia di Alessandria, che ora dovrà rispondere di violenza sessuale.
Leggi anche: Jay Z, il marito di Beyoncé accusato di avere violentato una 13enne insieme a Puff Daddy
Denuncia e opposizione accolte
I fatti risalgono al 26 gennaio 2023, quando Tinti denunciò il compagno di cella per un episodio avvenuto nella casa circondariale di Pavia. L’accusa, che inizialmente la procura aveva chiesto di archiviare, è stata invece portata avanti grazie all’opposizione presentata dall’avvocato Federico Edoardo Pisani. Il tribunale ha accolto l’istanza, trovando riscontri nei racconti forniti dall’altro detenuto presente al momento dei fatti.
Il tormentato passato di Tinti
Tinti aveva cercato di emergere nella scena trap, ma le sue vicende giudiziarie lo avevano posto sotto i riflettori per motivi ben diversi. Nel 2022, insieme al trapper romano Giancarlo Fagà, detto “Traffik”, fu arrestato per una rapina ai danni di un immigrato nigeriano a Carnate, episodio che venne filmato e pubblicato sui social. Entrambi furono condannati a 4 anni e mezzo di reclusione per rapina aggravata dall’odio razziale, anche se la pena di Fagà venne ridotta in appello.
Il dramma del suicidio
Secondo gli atti, il cinquantenne avrebbe somministrato a Tinti una dose di quetiapina, un farmaco antipsicotico, per poi abusare di lui durante il sonno. Il giovane, svegliandosi, avrebbe fermato l’aggressione e denunciato l’accaduto. Il racconto trova riscontro nella testimonianza di un altro detenuto, che avrebbe chiesto spiegazioni all’indagato. Il 12 marzo 2024, Tinti è stato trovato impiccato nella sua cella, in circostanze che la Procura sta ancora indagando. Sebbene gli elementi facciano pensare a un suicidio, il padre del giovane, Roberto Tinti, ha chiesto che venga fatta piena luce sulla vicenda. Tramite il suo avvocato, ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nel processo contro il compagno di cella.