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Cecilia Sala in carcere, l’Iran conferma l’arresto per “violazione delle leggi islamiche”

Pubblicato: 30/12/2024 07:57

A undici giorni dall’arresto, il governo di Teheran riconosce ufficialmente che Cecilia Sala è detenuta senza accuse specifiche. Inoltre, sembra suggerire che possa essere utilizzata come merce di scambio per ottenere la liberazione di Mohammad Abedini-Najafabad, un ingegnere iraniano esperto di droni, attualmente in Italia dal 16 dicembre in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti. Questo è stato comunicato dal vice-ministro degli Esteri iraniano, Vahid Jalalzadeh, all’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei.

Durante l’incontro di ieri, Jalalzadeh ha affermato di seguire personalmente il caso di Cecilia Sala e ha promesso di impegnarsi affinché la giornalista possa avere condizioni di detenzione adeguate. Tuttavia, non ci sono buone notizie: il vice-ministro ha confermato che non esistono contestazioni formali nei suoi confronti e non è in grado di indicare quando le indagini avrebbero potuto concludersi. Inoltre, ha dichiarato che le indagini sono ancora nelle fasi iniziali, e solo quando ci sarà una formulazione di reato da parte dell’autorità giudiziaria, lui potrà dare maggiori dettagli.
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Secondo Jalalzadeh, l’arresto di Sala sarebbe stato in gran parte casuale, ma essenzialmente rappresenterebbe una cattura preventiva, senza prove concrete dei presunti “comportamenti illegali” menzionati al momento del fermo. In seguito, si è avviata la raccolta di elementi per giustificare la sua detenzione nel carcere di Evin, un’operazione di polizia che ora deve trovare un supporto legale.

Questa situazione è collegata al caso di Abedini, arrestato all’aeroporto di Malpensa e attualmente detenuto nel carcere di Opera. Il governo iraniano ha già protestato ufficialmente con l’Italia per il suo arresto, ma i giudici della corte d’Appello di Milano hanno confermato la detenzione in attesa di avviare la procedura di estradizione verso gli Stati Uniti, dove è accusato di associazione a delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione e supporto a un’organizzazione terroristica.

La relazione tra le detenzioni di Abedini e Sala è stata discussa in modo informale tra l’ambasciatrice e il vice-ministro. Jalalzadeh ha suggerito che vi sia un legame tra i due casi, quasi come se stesse delineando le condizioni per una possibile soluzione che riguarderebbe entrambi i detenuti: liberazione in cambio di qualche concessione, senza ulteriori ripercussioni legali. Questo potrebbe significare, secondo le intenzioni iraniane, la liberazione di Sala in cambio dell’assenza di estradizione per Abedini, mentre il suo presunto complice è già in attesa di processo negli Stati Uniti.

La decisione finale sul destino di Abedini spetta all’Italia, e un rifiuto di estradizione comporterebbe la sua immediata liberazione, permettendogli di tornare in Iran o in Svizzera, dove possiede cittadinanza e residenza. I giudici di Milano e, in ultima analisi, il ministro della Giustizia, dovranno affrontare questa situazione complessa.

Sebbene non sia chiaro cosa il vice-ministro iraniano consideri come contropartita per il rilascio di Abedini, è altrettanto difficile per gli iraniani comprendere che la magistratura italiana opera in modo indipendente, basandosi su questioni legali piuttosto che politiche. La diplomazia e i contatti a livello di intelligence sono attivi sin dal fermo della giornalista.

Una possibilità è che l’avvocato di Abedini, Alfredo De Francesco, possa richiedere oggi gli arresti domiciliari, avendo trovato un alloggio per il suo assistito. Tuttavia, il precedente del presunto trafficante d’armi russo Arthem Uss, evaso mentre si trovava agli arresti domiciliari, rende questa soluzione complessa. Gli Stati Uniti, infatti, reagirono con forza a quell’evasione, portando il governo italiano a procedere disciplinarmente contro i giudici coinvolti, i quali poi furono assolti.

Con questo precedente, la concessione degli arresti domiciliari per Abedini sembra improbabile. Gli esperti del ministero della Giustizia stanno considerando l’articolo 718 del codice di procedura penale, che consente la revoca delle misure cautelari su richiesta del ministro della Giustizia, l’organo che ha l’ultima parola sulle estradizioni.

Questo potrebbe fornire un argomento legale per una decisione politica. Una situazione simile era stata affrontata in passato dalla Guardasigilli Marta Cartabia, che aveva liberato un regista ucraino arrestato su richiesta della Russia, dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Sebbene le circostanze siano diverse, il ministro Nordio potrebbe seguire lo stesso approccio con Abedini. Tuttavia, dovrebbe gestire le conseguenze di un’eventuale liberazione del detenuto, considerando l’importanza degli Stati Uniti come alleato strategico per l’Italia. Pertanto, è probabile che i colloqui politici e diplomatici continuino attivamente tra Roma, Teheran e Washington.

Il destino di Cecilia Sala dipende così dai rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti, oltre che da quelli tra Italia e Iran. L’auspicio espresso dal vice-ministro Jalalzadeh, di mantenere aperti i canali di dialogo tra i due Paesi in questo momento di crisi, potrebbe avere un ruolo significativo nella risoluzione di questa delicata situazione.

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Ultimo Aggiornamento: 30/12/2024 13:53

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