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Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa. Iran: “Roma rigetti politica ostile degli Usa e rilasci Abedini”

Pubblicato: 03/01/2025 15:19

La famiglia di Cecilia Sala ha lanciato un appello chiaro: silenzio stampa. La madre, Elisabetta Vernoni, e il padre, Renato Sala, hanno spiegato la loro richiesta con parole forti: “La situazione di nostra figlia, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Il nostro governo si è mobilitato al massimo. Ora servono riservatezza e discrezione per riportarla a casa”.
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L’affetto e la solidarietà degli italiani hanno toccato la famiglia, ma il momento richiede calma. “Un dibattito mediatico troppo acceso può allungare i tempi e complicare tutto. Chiediamo a tutti gli organi di informazione di rispettare il silenzio. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare”, hanno aggiunto i genitori.

Diplomatici al lavoro

L’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, ha incontrato il ministero degli Esteri a Teheran. Il governo italiano cerca soluzioni concrete e ha avviato un dialogo con gli Stati Uniti. Palazzo Chigi segue il caso da vicino. La madre di Cecilia ha dichiarato che la figlia si trova in una cella di punizione. “Spero in un’iniziativa forte dell’Italia”, ha detto. Nel frattempo, l’attenzione si concentra sulle mosse diplomatiche e sulla necessità di mantenere il riserbo.

L’iran è intervenuto sul caso dichiarando che Roma deve rifiutarsi di seguire le politiche Usa e che l’arresto di Abedahini è inaccettabile: “L’Iran ha protestato per l’arresto di Mohammad Abedini Najafabadi, definendolo “illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili americani. Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Stati Uniti e crei le condizioni per il rilascio”. Lo ha detto Majid Nili Ahmedabadi, dirigente per l’Europa occidentale del ministero degli Esteri iraniano all’ambasciatrice Paola Amadei nell’incontro sul caso Sala. “Gli Usa prendono in ostaggio gli iraniani nel mondo, imponendo le loro leggi in altri paesi: questo non solo danneggerà i legami Iran-Italia, ma è contro le leggi internazionali”.

La strategia del governo

«Cecilia sta affrontando questa situazione con grande determinazione e io cerco di fare lo stesso». Queste le parole di Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran e detenuta da due settimane nel carcere di Evin. Elisabetta è una donna di grande forza. «Ho molta fiducia. Sono certa che stiano facendo il possibile e rispetto il lavoro che stanno portando avanti», ha dichiarato dopo un incontro con la premier Meloni. «Ho percepito un cambio di passo nelle rassicurazioni che ricevo di solito. È stata chiara e precisa».

Nonostante la sua forza, Elisabetta non può nascondere l’ansia. Due sono le principali preoccupazioni che la assillano: «Le condizioni in cui vive mia figlia in carcere e la necessità di una decisione forte da parte del nostro governo per pensare al suo rientro in Italia». Nonostante ciò, Elisabetta non si lascia andare a lacrime: «Non piango, non chiedo scadenze, perché si tratta di situazioni molto delicate. Tuttavia, le condizioni carcerarie devono essere tali da non segnare la vita di mia figlia per sempre. È una giovane donna che rappresenta un’eccellenza italiana; non siamo solo vino e cotechino».

Ieri, dopo giorni di silenzio, è riuscita a parlare con Cecilia. La giovane le aveva comunicato il suo arresto in una breve telefonata a metà dicembre. «È stato un momento prezioso, inaspettato», ha raccontato Elisabetta. Avrebbe desiderato notizie più rassicuranti, ma Cecilia le ha descritto la sua situazione, anche se non lo stava facendo spontaneamente. «Le ho chiesto se avesse un cuscino pulito e mi ha risposto: “Mamma, non ho un cuscino“. E un materasso?». No, nemmeno quello.

Elisabetta ha incontrato Meloni nel pomeriggio di ieri, giovedì 2 gennaio, dopo un vertice a Palazzo Chigi per aggiornarsi sulla situazione.

Il dialogo tra Italia e Iran prosegue su più livelli. Si tratta di un confronto fatto di comunicati ufficiali e canali sotterranei di diplomazia e intelligence, attivati subito dopo l’arresto di Cecilia Sala il 19 dicembre. La politica ha un ruolo centrale nel determinare il destino della giornalista italiana, con il governo impegnato nel tentativo di trasferirla dal carcere di Evin a un luogo sicuro. Questo è il primo obiettivo perseguito da Giorgia Meloni e Carlo Nordio, ma richiede una decisione cruciale: quella sul destino di Mohammad Abedini Najafabadi.

L’ingegnere iraniano, in custodia cautelare a Milano dal 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, è accusato di aver fornito tecnologia per i droni delle Guardie rivoluzionarie iraniane, considerate un gruppo terroristico. La questione si intreccia con il principio di reciprocità richiesto dall’Iran, rendendo la trattativa complessa.

Tre livelli chiave della trattativa

  1. Diplomazia: Gli sforzi dei servizi di intelligence italiani (Dis e Aise) puntano a mantenere i canali aperti con Teheran. L’Iran insiste su un trattamento bilaterale equo, complicando ulteriormente la situazione a causa delle tensioni interne al governo iraniano.
  2. Rapporti con gli Stati Uniti: Questo livello politico-istituzionale vede Meloni impegnata a risolvere il caso prima del 20 gennaio, data dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. La questione tocca delicati equilibri internazionali e la richiesta americana di estradare Abedini Najafabadi.
  3. Giustizia: Il destino di Abedini Najafabadi è legato al codice penale italiano, che prevede al comma 2 dell’articolo 718 che l’arresto con richiesta di estradizione possa essere revocato su richiesta del ministro della Giustizia. Nordio potrebbe intervenire, ma questa decisione richiede delicate valutazioni politiche e non è immediata.

Nel frattempo, la madre di Cecilia chiede un intervento deciso, sperando che questa complessa partita si risolva presto.

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Ultimo Aggiornamento: 03/01/2025 18:35

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