Nella mattinata di domenica 5 gennaio, l’esercito ucraino ha lanciato un’offensiva su larga scala nella regione russa di Kursk, sorprendendo le truppe di Mosca con un’azione coordinata lungo diverse direttrici.
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La dinamica dell’attacco ucraino
Secondo il ministero della Difesa russo, l’operazione nemica ha coinvolto colonne di mezzi corazzati e avanzate su più fronti. I canali militari Telegram russi descrivono situazioni critiche in numerose località:
- Tetkino sarebbe sotto pressione da una manovra a tenaglia.
- Reparti ucraini avrebbero attraversato la foresta a sud di Berdin.
- La località di Pushkarnoe sarebbe stata conquistata, mentre tank avanzano su Bolshoeye Soldatenskoe.
Un elemento strategico chiave sembra essere l’uso di una bolla elettromagnetica, che avrebbe paralizzato gli impulsi radio russi, impedendo l’utilizzo di droni ricognitori e proteggendo i movimenti delle truppe ucraine. L’offensiva è stata inoltre sostenuta da razzi a lungo raggio Himars, utilizzati contro basi militari russe.
Obiettivi politici e militari
Le informazioni sull’operazione restano frammentarie, ma l’obiettivo di Kiev appare duplice:
- Risollevare il morale interno dopo mesi di difficoltà sul campo di battaglia.
- Trasmettere un segnale agli alleati occidentali, confermando la determinazione ucraina nel contrastare le forze di Putin.
Particolare rilevanza politica si lega all’imminente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, a cui il presidente Zelensky sembra voler dimostrare la forza militare ucraina.
Ripercussioni sul fronte del Donbass
La mobilitazione delle migliori riserve ucraine nella battaglia di Kursk rischia però di complicare la situazione nel Donbass, dove le forze russe avanzano ulteriormente. In Donetsk, le brigate di Mosca hanno raggiunto i confini della repubblica secessionista e puntano verso la regione di Dnipro. Un quadro che lascia intravedere un’escalation, con implicazioni strategiche e politiche destinate a influenzare il corso del conflitto.