
Il nome di Cecilia Sala non compare sulle prime pagine dei giornali iraniani, né viene menzionato dalle tv di Stato. Per ottenere aggiornamenti sulla giornalista de Il Foglio e di Chora Media, detenuta da 20 giorni in isolamento nel carcere di Evin, a Teheran, è necessario consultare testate iraniane con sede all’estero, come Iran International o BBC Farsi.
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È proprio da queste fonti che emerge una risposta ufficiale dell’agenzia Tasnim, dove il portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha dichiarato: «Le questioni relative all’arresto di Cecilia Sala e a quello del cittadino iraniano Mohammad Abedini in Italia non sono collegate».
La posizione di Teheran sull’arresto
Durante la consueta conferenza settimanale, il portavoce ha ribadito che la giornalista avrebbe violato le leggi della Repubblica islamica e che le indagini sul caso sono ancora in corso. La comunicazione ufficiale sugli sviluppi spetta al portavoce della magistratura. Parallelamente, Baghaei ha definito “infondate” le accuse contro Abedini, affermando che la sua detenzione rappresenta una “presa di ostaggio” da parte delle autorità italiane. «Ci opponiamo a ogni persecuzione ed estradizione di cittadini iraniani su richiesta degli americani», ha aggiunto.
Nonostante la smentita di una connessione tra i due casi, emergono dettagli che suggeriscono il contrario. Una settimana fa, durante i colloqui tra l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, e il viceministro degli Esteri iraniano, Vahid Jalalzadeh, sarebbe stata discussa la possibilità di un legame tra i due arresti. Fonti iraniane confermano che il destino di Sala e Abedini sembra intrecciato. Oggi, la portavoce del governo di Teheran, Fatemeh Mohajerani, ha dichiarato: «Ci auguriamo che il caso venga risolto rapidamente», secondo quanto riportato dall’agenzia Isna.
Condizioni di detenzione
Durante la conferenza stampa, Baghaei ha anche riferito che l’ambasciata italiana avrebbe fornito “un po’ di conforto” alla giornalista. Non è chiaro se questa affermazione si riferisca a beni di prima necessità o a miglioramenti concreti nelle sue condizioni di detenzione, come un cuscino o un materasso. Resta alta l’attenzione sul caso, con l’auspicio di una rapida risoluzione per la giornalista italiana detenuta in Iran.