Il dipartimento della Salute della Louisiana ha confermato il decesso del paziente ricoverato per il primo caso umano di influenza aviaria ad alta patogenicità negli Stati Uniti. La notizia, riportata dai media americani, segna un tragico sviluppo nella diffusione del virus, solitamente limitato agli animali.
Le autorità sanitarie avevano segnalato il caso come altamente insolito, dato che i contagi umani da influenza aviaria risultano estremamente rari. Resta da chiarire in che modo il paziente abbia contratto il virus e se vi siano altri casi sospetti o collegati.
Il dipartimento della Salute ha invitato la popolazione a seguire rigorosamente le linee guida per la prevenzione, come evitare il contatto diretto con volatili malati o morti e segnalare eventuali sintomi sospetti. La morte del paziente pone una seria questione sulla possibile trasmissibilità del virus agli esseri umani e sulle misure di contenimento necessarie per evitare ulteriori rischi.
“Nel caso del primo decesso correlato al virus H5N1 è una persona over 65 con patologie pregresse, però credo che la cosa più importante è che questo paziente non si è contagiato con i bovini ma con un animale da cortile. Una situazione molto diversa rispetto ai casi tra gli operatori degli allevamenti da bovini da latte. L’influenza aviaria in Usa è oggi un problema con 60 casi nel 2024 e un primo decesso nel 2025. Per fortuna non c’è stato ancora un caso di trasmissione interumana ma prima o poi arriverà. Questo nuovo anno rischia di essere quell’aviaria”, ha detto all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova.
