Quante volte vi sarà capitato di parlare di qualcosa con gli amici e subito dopo, aprendo i social o qualsiasi altro sito, trovare pubblicità relative proprio a quella cosa? Che siano viaggi, prodotti, marche… Ebbene, in questi ultimi anni si è parlato molto di questo argomento, ed ora fa parecchio rumore l’esito di una causa, presentata da un gruppo di utenti nel 2020, che sosteneva che Siri fosse stata responsabile di registrazioni involontarie di conversazioni personali, catturate da dispositivi come iPhone, iPad e HomePod. Apple ha infatti ribadito la propria innocenza, ma intanto ha accettato di pagare 95 milioni di dollari per chiudere il contenzioso. La vicenda solleva ancora una volta dubbi sulla gestione dei dati raccolti dai dispositivi intelligenti di questi colossi. Nonostante le dichiarazioni rassicuranti, il timore è che gli assistenti vocali possano ascoltare più di quanto dovrebbero continua a preoccupare milioni di utenti.
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“Apple ha sempre negato e continua a negare qualsiasi presunto illecito e responsabilità”, si legge nella proposta di accordo. Oltre al risarcimento economico, l’accordo prevede che Apple confermi di aver eliminato qualsiasi registrazione ottenuta in modo accidentale e implementi misure volte a prevenire futuri episodi di attivazione involontaria. Come segnala Il Salvagente, il caso di Apple con Siri non è isolato nel panorama delle grandi aziende tecnologiche. C’è il trascorso di Amazon (30 milioni di dollari alla Federal Trade Commission), per la violazione della privacy tramite i dispositivi Ring Doorbell e Alexa.