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Strage di Bologna, i giudici: “Paolo Bellini portò la bomba”

Pubblicato: 07/01/2025 17:57

Tra i responsabili della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, costata la vita a 85 persone e con oltre 200 feriti, figura senza alcun dubbio Paolo Bellini. Lo ha deciso la Corte di Assise d’Appello di Bologna, che ha confermato l’ergastolo per l’ex membro di Avanguardia Nazionale. Secondo i giudici, Bellini era presente in stazione con il preciso obiettivo di trasportare e consegnare parte dell’esplosivo o fornire supporto logistico, consapevole che l’ordigno sarebbe stato collocato nella sala d’attesa di seconda classe.

I legami con i Nar e i mandanti

Bellini è stato riconosciuto come esecutore materiale in concorso con gli ex membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) già condannati in via definitiva, tra cui Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Insieme a loro, sono stati identificati come mandanti e finanziatori dell’attentato personaggi del calibro di Licio Gelli, Federico Umberto D’Amato, Mario Tedeschi e Umberto Ortolani, sebbene fossero già deceduti al momento delle indagini.

Un falso alibi smascherato

Bellini aveva costruito un alibi apparentemente inattaccabile, recandosi da parenti lontani da Bologna prima della strage e facendo visita all’ex moglie subito dopo. Questo alibi è stato però smontato grazie a un elemento fortuito: un video amatoriale girato da un turista tedesco, Harald Polzer, che riprese Bellini nei pressi del primo binario pochi minuti dopo l’esplosione.

Il ruolo del video di Polzer

Il filmato, realizzato in Super 8, è emerso solo anni dopo, quando Polzer ne comprese l’importanza. Le immagini mostrano Bellini sul primo binario della stazione prima che le carrozze del treno non danneggiate venissero rimosse per consentire i soccorsi, confermando la sua presenza in loco. A corroborare questa prova, c’è anche il riconoscimento da parte dell’ex moglie Maurizia Bonini.

Obiettivi e coperture

I mandanti, gli organizzatori e gli esecutori materiali condividevano l’intento di destabilizzare l’ordinamento democratico dello Stato. Alcuni esecutori come Bellini e Sergio Picciafuoco potrebbero aver agito anche per motivi economici e per garantirsi protezione da parte di apparati deviati dello Stato. Queste coperture, affermano i giudici, hanno favorito Bellini sia prima che dopo l’attentato. Le motivazioni della sentenza, contenute in oltre 420 pagine, ribadiscono con forza il coinvolgimento di Paolo Bellini e la rete di complicità dietro una delle stragi più sanguinose della storia italiana.

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