
Una scoperta sconvolgente ha cambiato per sempre la vita di Marta (nome di fantasia), vittima di violenza sessuale e diffusione di materiale intimo senza consenso. La giovane ha raccontato ieri in aula i dettagli di quanto accaduto tra gennaio e aprile 2023, episodi che ha scoperto solo mesi dopo grazie a inquietanti video ricevuti su WhatsApp. L’imputato, Moreno Matute Elieser Daniel, ex giocatore di calcio a 8, è accusato di averla drogata, abusata e ripresa di nascosto.
“C’ero io, addormentata, e lui faceva cose orribili”
“Tutto è cominciato una sera, quando mi sono arrivati tanti video su WhatsApp. Quando li ho visti, ho pianto tantissimo, ho pensato di suicidarmi”. Con queste parole, Marta ha descritto in aula il momento in cui ha scoperto l’orrore di cui era stata vittima. Dodici filmati, ricevuti da un numero sconosciuto, documentano atti che lei non ricorda di aver vissuto.
Secondo la procura, l’imputato, un 29enne originario dell’Ecuador, le avrebbe somministrato alcol o narcotici prima di approfittarsi di lei. Marta ha raccontato di aver accettato un cocktail dall’uomo, che considerava un amico, durante una serata in discoteca. Dopo aver bevuto, il buio: nessun ricordo, solo la sensazione di frastornamento al risveglio, a casa sua. Le violenze sarebbero avvenute in due occasioni, seguendo lo stesso schema, e sarebbero state filmate dallo stesso Matute.

La denuncia e il processo
Dopo aver ricevuto quei video, Marta ha deciso di sporgere denuncia. Questo ha dato il via alle indagini che hanno portato al processo in corso. L’imputato, presente in aula, si difende affermando che i rapporti fossero consenzienti. Nelle prossime settimane è attesa la sua testimonianza.
L’avvocata della vittima: “Fenomeni subdoli e diffusi”
L’avvocata di parte civile, Filomena Rapone, ha sottolineato l’urgenza di sensibilizzare i giovani sui rischi legati alla somministrazione di alcol o narcotici a loro insaputa. “Sono fenomeni subdoli: la vittima non se ne accorge, le sostanze vengono assimilate rapidamente e non lasciano tracce a distanza di tempo”.
“Queste sostanze”, ha concluso la legale, “provocano incoscienza, incapacità di reagire e di ricordare. È fondamentale diffondere consapevolezza su questi episodi spaventosi che stanno emergendo con sempre maggiore frequenza”. Il processo continuerà nelle prossime settimane, mentre Marta cerca giustizia per ciò che ha subito.