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Pensioni, è bufera. Ci si andrà più tardi: di quanto e perché. Scoppia lo scontro tra governo, Inps e sindacati

Pubblicato: 10/01/2025 15:37
pensioni

Un vero e proprio pasticcio sulle pensioni che ha scatenato la guerra tra governo e sindacati, Inps e lavoratori. Si sono allungati, infatti, i termini per andare in pensione. Dal 2027 serviranno tre mesi in più che poi diventano cinque a partire dal 2029. La denuncia l’ha lanciata la Cgil, alla quale però ha subito replicato l’Inps con una nota in cui “smentisce l’applicazione di nuovi requisiti pensionistici” ed anzi “l’Istituto garantisce che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate”. Ma da cosa nasce lo scontro allora? La Cgil, utilizzando gli applicativi dell’Inps stesso, ha dimostrato che dal 2027 anziché 67 anni serviranno 67 anni e 3 mesi di età per lasciare il lavoro, oppure un minino di 43 anni e un mese di contributi (invece di 42 anni e 10 mesi) che poi diventeranno 67 anni e 5 mesi e 43 anni e tre mesi due anni più tardi.
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L’Inps, si diceva, ha comunque negato, anche se si trattava di evidenza dei fatti. L’Istituto aveva infatti effettuato l’aggiornamento dei requisiti della pensione senza averne di fatto l’autorizzazione, come ha spiegato il sottosegretario Durigon. Da qui lo scontro tra Inps e governo. L’Inps non poteva fare questa cosa perché, come ricostruito da La Stampa, mancherebbe l’atto direttoriale, “verosimilmente concordato da Ragioneria dello Stato e Istat, che serve a dare attuazione effettiva ai nuovi criteri”. L’Istituto, in pratica, si sarebbe affidato alle stime anticipate lo scorso ottobre dal presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli, “che durante l’audizione sul Piano strutturale di bilancio aveva indicato i 13 mesi l’entità dello scatto previsto per il 2027”. Sul tema è poi intervenuto Salvini, rassicurando tutti che il governo interverrà per evitare l’aumento dei requisiti per le pensioni. Staremo a vedere.

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