
Un Paese intero è piombato nel caos. Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol è stato arrestato dall’agenzia
dell’Anticorruzione (Cio) di Seul con l’accusa di tradimento per il tentativo di colpo di Stato del 3 dicembre scorso. Durante l’interrogatorio si è rifiutato di testimoniare e subito dopo essere stato portato via dal palazzo presidenziale è stato diffuso un vide di tre minuti in cui il diretto interessato ha contrattaccato, respingendo le accuse.
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«Lo Stato di diritto in Corea del Sud è completamente crollato. Sono veramente sconcertato nel vedere che illegalità su illegalità sono state eseguite e che le procedure sono state condotte con forza in base a un mandato non valido. Non riconosco l’indagine in corso. In qualità di presidente, che ha la responsabilità di sostenere la Costituzione e il sistema legale della Repubblica di Corea, la mia decisione di rispettare tali procedure illegali e non valide non è un riconoscimento ma piuttosto la volontà di prevenire incidenti spiacevoli e spargimenti di sangue».
L’ex procuratore capo nazionale, 64 anni, è il primo presidente in carica nella storia della Corea del Sud – sia pure sospeso dalle sue funzioni a causa della procedura di impeachment per sovversione e abuso d’ufficio – a finire in manette. Yoon è stato destituito dalla carica il 14 dicembre per aver proclamato la legge marziale, un provvedimento durato appena sei ore che però ha gettato la Corea del Sud nel caos e che poi è stato revocato dal Parlamento.