L’autonomia di Novak Djokovic si esaurisce dopo un’ora e venti di gioco. Sasha Zverev si qualifica così come primo finalista dell’Australian Open, pronto a lottare per il suo primo titolo in carriera a 27 anni, rappresentando la vecchia guardia della Next Gen. Domenica affronterà il vincente dell’altra semifinale, che vedrà contrapposti il numero uno al mondo Jannik Sinner e il giovane americano Ben Shelton.
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Dopo il duro match contro Carlos Alcaraz nei quarti, che lo ha lasciato con un infortunio e bendato, Djokovic si muove con cautela, ma riesce comunque a stare in campo. Affronta Zverev con determinazione, salvando ben cinque palle break e muovendosi come un abile stratega su una scacchiera. Arriva al tie break, ma un errore clamoroso su una volée di dritto, colpita in rete dopo aver messo in difficoltà il suo avversario, consente al tedesco di aggiudicarsi il primo set con il punteggio di 7-5 (7-6).
Senza che lo sapessimo, quel set rappresentava già il massimo sforzo che Djokovic potesse offrire in quella giornata. Dopo aver perso, invece di sedersi per il cambio di campo, il serbo si è diretto subito a rete per stringere la mano a Zverev, sorprendente il tedesco e il pubblico di Melbourne Park, che ha reagito con fischi immotivati nei confronti del campione.
Zverev, alla sua terza finale Slam, ha prontamente difeso Djokovic: «Nole non merita di essere fischiato, portategli rispetto. È il più grande che il tennis abbia mai conosciuto e ha dato tanto a questo sport. Se si ritira, significa che è davvero impossibilitato a proseguire».
La semifinale si interrompe in modo deludente, rimandando a un futuro incerto i sogni di Djokovic, mentre quelli di Zverev restano intatti. Ora attendiamo la sfida tra Sinner e Shelton, che si preannuncia come il match clou della serata a Melbourne. Intanto, il primo finalista avrà l’opportunità di riposare, un vantaggio non da poco nel caso si dovesse fare appello alle ultime energie rimaste.