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Liste d’attesa, lo scandalo che travolge i medici: “Ecco perché sono così lunghe”. Cosa c’è dietro

Pubblicato: 27/01/2025 16:17
liste d'attesa

In Italia il tema delle liste d’attesa è una vera e propria emergenza. Eppure se ne continua a parlare poco, e quando lo si fa, anche a livello politico, si pratica il gioco del rimpallo di responsabilità per non affrontare seriamente la questione. Una questione che pesa come un macigno sui cittadini, soprattutto i più svantaggiati che non hanno soldi e modo di ricorrere ai privati per fare esami o visite urgenti in tempi stretti o strettissimi. Le cause dell’intoppo sono molte, ma ce n’è una di cui non si parla abbastanza. Paolo Russo, su LaStampa, ha pubblicato un’inchiesta su questo tema, andando a individuare il nodo nevralgico nel doppio lavoro dei medici, che conducendo anche l’attività privata (che gli fa raddoppiare o triplicare gli introiti) “lasciano indietro” il pubblico. Per questo ora fa molto discutere la decisione, drastica, del Commissario della Città della salute a Torino, Thomas Schael che per fronteggiare la lungaggine delle liste d’attesa ha deciso di tagliare la libera professione negli ospedali pubblici, quindi imporre lo stop al doppio lavoro dei medici.
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A tutti quanti sarà capitato di imbattersi in questi ultimi anni nella cosiddetta “intramoenia”, ossia l’attività libero professionale svolta dal 38,5% dei medici dentro le pareti delle strutture pubbliche. Una pratica che, cme sintetizza Russo nel suo articolo, è un Far West: “A documentarlo è l’attività ispettiva dei Carabinieri dei Nas che accende un faro su agende di prenotazione chiuse ad arte per dirottare i pazienti a visita privata, medici che intascano l’indennità di esclusività con il pubblico e poi operano nel privato, cardiologi e ginecologi sorpresi ad intascare mazzette dai loro pazienti per eludere le liste di attesa o per garantire la loro presenza in sala parto”. C’è questo ed altro nelle indagini condotte da Nord a Sud tanto dall’Arma che dalla Guardia di Finanza. Sembra, dunque, che il far west delle liste di attesa sia in realtà orchestrato ad hoc per avvantaggiare l’attività libero professionale dei medici. Come documenta l’ultima relazione inviata al Parlamento dal ministero della Salute, “l’intramoenia è salita da un valore di 816 milioni nel 2020 a un miliardo e 177 milioni, che sommati all’altro miliardo e 169mila euro di indennità di esclusiva corrisposta per intascare la parcella solo dentro le mura ospedaliere pubbliche fanno 45mila euro l’anno a testa per i 45mila medici con il doppio lavoro”.

Come specifica Russo, stando così le cose, i soldi guadagnati dai medici, e soprattutto dai primari – fino a 6 volte – sono guadagnati legittimamente in larga parte dei casi. Ma a vedere le indagini condotte dai Nas le mele marce sono molte. “E finiscono per far allungare ancor più le liste di attesa”. Infatti i dati diffusi dall’Iss parlando di 1 anziano su 4 che è stato costretto, solo nell’ultimo anno, a rinunciare a cure in teoria gratuite. Il trucco più diffuso – denuncia Russo – è quello di non rispettare i tempi di attesa o chiudere del tutto le agende di prenotazione per avvantaggiare i pazienti che pagano nel privato. “E che qualcosa nel modo di gestire l’attività libero professionale dei medici pubblici non vada per il verso giusto lo documenta anche un’altra indagine, quella condotta dall’Agenas, che in ben 16 regioni ha scoperto strutture pubbliche dove per alcuni tipi di intervento fanno più attività privata che in regime di un Ssn sempre più privatizzato”.

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Sono tante le operazioni delle forze dell’ordine per cercare di fermare questo sistema. Ad esempio l’operazione “Heart Attack”, condotta nella cardiologia di un ospedale della provincia di Roma, ha svelato un meccanismo che dirottava a visita privata i pazienti messi in lista dal Cup. Scrive Russo: “Sempre alle porte di Roma per una visita gastroenterologica o una colonscopia l’intera Asl non forniva date di prenotazione ma poi il Primario erogava le stesse prestazioni privatamente, senza nemmeno “girare” il ticket dovuto dall’azienda”. E che dire dell’ospedale “Salvatore Paternò” in Sicilia? Qui gli interventi al cristallino eseguiti privatamente sono 140 volte più numerosi di quelli fatti dal pubblico. Da Nord a Sud questo è il sistema: ora gli italiani sanno perché le loro liste d’attesa sono così lunghe e si trovano costretti, spesso consigliati dagli stessi operatori dei Cup, a virare sul privato e a sborsare fior di quattrini. Per chi può permetterselo.

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Ultimo Aggiornamento: 27/01/2025 16:19

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