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Chiara Ferragni rinviata a giudizio per il PandoroGate: accusata di truffa aggravata

Pubblicato: 29/01/2025 10:21

Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio con l’accusa di truffa aggravata nell’ambito della vicenda legata al Pandoro e alle uova di Pasqua. Il decreto di citazione diretta è stato notificato questa mattina ai suoi legali. L’inchiesta verte su presunte “finte iniziative benefiche” collegate alla vendita di questi prodotti.

I legali: “Dimostreremo l’innocenza di Chiara Ferragni”
Gli avvocati dell’influencer, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, hanno commentato così la notizia:
“Rimaniamo fermamente convinti che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale. Ogni aspetto controverso è già stato affrontato e risolto davanti all’Agcm. Purtroppo, il dialogo con la Procura non ha prodotto i risultati sperati, e si è deciso di demandare al Giudice del dibattimento ogni valutazione, nonostante l’evidente assenza di condotte illecite. Siamo certi che l’innocenza della nostra assistita verrà dimostrata in sede processuale”.

Ferragni: “Accusa ingiusta, non ho mai truffato nessuno”
La diretta interessata ha dichiarato:
“Pensavo che non fosse necessario arrivare a un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Mi trovo costretta a convivere ancora con un’accusa che considero profondamente ingiusta. Tuttavia, sono pronta a combattere con determinazione per dimostrare la mia completa innocenza”.

Chi sono gli imputati
Nell’atto che conclude le indagini sulla presunta “finta beneficenza”, la Procura ha parlato di consumatori “ingannati” tramite “informazioni fuorvianti” e di un “ingiusto profitto” superiore a 2,2 milioni di euro, a cui si aggiungerebbe il vantaggio di un “ritorno di immagine” grazie all’iniziativa benefica promossa.

Gli imputati, oltre a Ferragni, sono Fabio Damato (suo ex collaboratore), Alessandra Balocco (amministratrice delegata dell’azienda piemontese) e Francesco Cannillo (presidente di Cerealitalia-ID, per le uova di Pasqua). Tutti hanno ricevuto un decreto di citazione diretta a giudizio.

I legali, infine, hanno ricordato che “questa vicenda è già stata affrontata in sede Agcom”, dove è stato versato un milione di euro per risolvere i profili contestati.

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