
«Quando il livello del dibattito politico scende ai toni grossolani delle ultime ore, significa semplicemente che le opposizioni fanno il loro lavoro, come è normale. Hanno un copione già scritto, prima ancora di ascoltare i ministri, il che tradisce una certa difficoltà. Lo dice chi ha fatto opposizione per dieci anni: gli italiani giudicano da soli», afferma Giorgia Meloni, mantenendo una certa distanza dalle polemiche politiche sul caso Almasri, il generale libico espulso dall’Italia dopo un arresto su mandato della Corte penale internazionale dell’Aja.
La premier ha trascorso la giornata tra riunioni importanti, senza intervenire direttamente nel dibattito interno. Tra i suoi impegni c’è stato un focus sul piano carceri e una riunione per il progetto di riqualificazione di almeno sette periferie degradate, da Rossano a Scampia. Meloni ha chiarito la sua posizione attraverso lo staff: «Se qualcuno pensa che possa farmi intimidire dall’aumento dei toni, non ha compreso la realtà e le funzioni del governo».
A Palazzo Chigi, 24 ore dopo gli attacchi delle opposizioni sulla gestione del caso Almasri, si respira un’aria di distacco. Per Meloni non c’è alcun motivo di andare in Parlamento: «Gli atti di governo sono stati spiegati in modo ineccepibile», sottolineano fonti vicine alla premier. Anche riguardo alle voci di un possibile procedimento della Corte dell’Aja contro l’Italia, smentite rapidamente, Meloni mantiene la sua posizione: «Ho fatto solo il mio dovere. In ogni passaggio di questa vicenda ho agito nell’interesse nazionale».
Il governo, intanto, sta preparando un chiarimento ufficiale sui punti poco chiari del mandato di cattura internazionale. Da fonti riservate si ipotizza che un errore ci sia stato: il rimpatrio poteva essere gestito «con maggiore discrezione». Tuttavia, si preferisce un registro comprensivo: anche i migliori funzionari possono commettere qualche imprecisione, specialmente quando si agisce in tempi molto ristretti.