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L’acqua degli italiani va all’estero. Ecco come il Pnrr sta svendendo un altro pezzo d’Italia

Pubblicato: 10/02/2025 15:14
idroelettrico

Nel silenzio generale, in Italia si sta verificando una vera e propria battaglia per tenerci la nostra acqua. Già, perché il Pnrr potrebbe in realtà dirottarla altrove, all’estero. Tutto questo rientra nella partita Italia-Resto del mondo delle centrali idroelettriche, che sono un tesoro energetico per il nostro Paese. Come spiega Fausta Chiesa, che all’idroelettrico ha dedicato un’inchiesta sul Corriere, in campo ci sono la big Enel, e gli altri maggiori concessionari come Ala, Alperia, Edison, Dolomiti Energia e Cva, che detengono complessivamente oltre il 70% delle dighe; dall’altra parte, gruppi e fondi stranieri interessati a mettere le mani sulla nostra acqua, l’unica tra le fonti rinnovabili a essere “programmabile”. Sono dunque già scesi in campo gruppi come Eph (in consorzio Slovenské elektràrn in cui Enel è socio di minoranza) che fa capo al miliardario ceco Daniel Kretinksy ed è presente in Italia con il gruppo Ep Produzione, che gestisce centrali a gas. Ma anche la svizzera Bkw e il fondo australiano Macquarie.
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Si stanno leccando i baffi, pronti a pregustarsi il piatto ricco italiano, anche francesi, tedeschi, norvegesi e fondi internazionali. Perché la posta in gioco è molto alta. Spiega Chiesa: “La stragrande maggioranza delle concessioni scadrà nel 2029“. L’idroelettrico è un asset strategico: “Con 4.800 impianti, rappresenta la principale fonte di energia rinnovabile in Italia: a seconda della piovosità, contribuisce tra il 30 e il 40% della produzione elettrica rinnovabile”. Il rischio, però, non è solo che una parte significativa della produzione di questo tipo di energia passi sotto il controllo di aziende estere, ma anche che queste siano più interessate a fare profitti piuttosto che investimenti. Non se ne esce. Le concessioni, infatti, andranno tutte e gara, con bandi internazionali. E se l’Italia non si mette in testa di fare di tutto per tenersi questo patrimonio, perderà un altro pezzo importante di sé stessa.

fiume in piena

L’inghippo però è presto dato. Spiega ancora Fusta Chiesa che l’Italia è uno dei Paesi dove le concessioni hanno una durata tra le più basse d’Europa (30-40 anni) e che saremo l’unico Paese europeo “dove questa grande partita per l’idro si giocherà con un campionato aperto al resto del mondo“. Perché? E qui entra in gioco l’Europa e il Pnrr: “La messa a gara era uno degli obiettivi della terza rata del Pnrr, che è stata già erogata. La partita non è soltanto economica ma anche politica, tra Roma e Bruxelles. Quindi, cambiare le regole del gioco non è così facile”.

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Ultimo Aggiornamento: 10/02/2025 17:13

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