
Maxi operazione notturna della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo: sono stati arrestati 181 individui, tra cui boss, “colonnelli” e uomini d’onore appartenenti a diversi “mandamenti” della città e della provincia. L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella, ha rivelato l’organizzazione delle principali famiglie mafiose, i loro affari e il tentativo di Cosa Nostra di ricostituire la Cupola provinciale, in risposta alla forte repressione che ha portato in carcere migliaia di persone negli ultimi anni.
Coinvolti nell’operazione sono stati i mandamenti di Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli e Carini. Oltre agli arresti, sono state emesse due misure di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli arrestati affrontano accuse di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, sia consumate che tentate, aggravate dal metodo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati legati alle armi, e altre violazioni contro il patrimonio e il gioco d’azzardo. Tra di loro figurano anche boss e fedelissimi di Cosa Nostra recentemente scarcerati, tornati in città per riprendere il controllo delle estorsioni e del traffico di droga.
L’operazione ha visto coinvolti 1.200 Carabinieri dei vari comandi provinciali della Sicilia, supportati da unità specializzate, e un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo. Gli investigatori hanno scoperto un nuovo metodo di comunicazione tra i boss, che si riunivano per riorganizzare la commissione provinciale, distrutta dagli arresti del dicembre 2018. I capimafia, sia in carcere che in libertà, utilizzavano telefoni di ultima generazione con software criptati per le loro riunioni, rendendo difficile l’intercettazione delle comunicazioni.
Secondo quanto riportato dai pubblici ministeri, “il sistema dei criptofonini ha consentito un dialogo costante e riservato, non solo con i trafficanti di droga, ma anche tra i vari mandamenti, preservando l’organizzazione dell’associazione”. Questo ha temporaneamente compensato l’assenza della commissione provinciale di Cosa Nostra, che ha faticato a riorganizzarsi, come sottolineato da un detenuto del mandamento di Santa Maria di Gesù.
Tra i dettagli emersi dalle indagini, si segnala che i capimafia Nunzio Serio e Calogero Lo Presti comunicavano liberamente dal carcere con affiliati esterni, grazie a una sorta di “tele-citofono” utilizzato per ricevere messaggi dai capi. In un’occasione, Lo Presti avrebbe anche commissionato un attacco contro un rivale, Giuseppe Santoro, pianificando ogni dettaglio dell’agguato durante una serie di telefonate.