
L’Austria si trova di fronte a un impasse politico senza precedenti dopo che Herbert Kickl, leader del partito di estrema destra FPÖ, ha rinunciato al mandato di formare il governo. La decisione è stata comunicata attraverso una lunga lettera inviata al presidente federale Alexander Van der Bellen, segnando la fine di settimane di trattative con il Partito Popolare (ÖVP).
Trattative fallite: lo scontro sui ministeri
Le negoziazioni tra l’FPÖ e l’ÖVP si sono arenate sulla ripartizione dei dicasteri, un nodo che si è rivelato insormontabile. Kickl, leader di un partito ultra sovranista uscito vincitore dalle urne, non è riuscito a trovare un’intesa con i popolari, portando al fallimento del tentativo di costruire un governo di centro-destra.
Lo scontro con il Partito Popolare
Dopo l’annuncio di Kickl, l’ÖVP ha attribuito all’FPÖ la responsabilità del fallimento delle trattative, accusando il suo leader di aver messo i propri interessi di potere davanti al bene del Paese. Alexander Proell, segretario generale dei popolari, ha dichiarato che il suo partito ha lavorato intensamente per garantire un governo stabile con obiettivi chiari: rilanciare l’economia, garantire la sicurezza e contrastare l’immigrazione clandestina.
Secondo Proell, la vera causa del fallimento è stata la rigidità di Kickl: “È rimasto bloccato nel ruolo di politico di opposizione e non è mai entrato in quello di capo del governo”.
Ritorno alle urne?
Ora l’Austria si trova in una situazione di grande incertezza. Con il fallimento della coalizione tra FPÖ e ÖVP, si apre l’ipotesi di nuove elezioni, un’opzione che potrebbe ridisegnare il quadro politico del Paese e rimettere in discussione il futuro della destra austriaca.