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Sette donne uccise in sette anni: la caccia al killer delle prostitute tra Como e Lecco

Pubblicato: 12/02/2025 09:24

Sette donne assassinate tra il 2004 e il 2011 nei boschi tra le province di Como e Lecco. Tutti i casi rimasti irrisolti. Un serial killer? Oppure una guerra tra bande di sfruttatori? Gli inquirenti di allora non sono riusciti a dare una risposta definitiva.
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Le vittime erano prostitute, giovani donne arrivate in Italia con la speranza di una vita migliore. Tra loro Luminita, 18 anni, e Ionela, 20 anni, entrambe uccise a Morterone, in provincia di Lecco. Poi Evelina, Silvia e altre donne, fino ad arrivare a sette.

Una morte senza nome

Il primo corpo venne ritrovato a Valbrona, nel gennaio del 2004. Una donna chiusa in un sacco nero della spazzatura, gettato tra i boschi. Nessuno è mai riuscito a identificarla. Un dettaglio inquietante: lo stesso tipo di sacco nero ricompare in altri omicidi.

Nel 2010 e nel 2011, altre due donne vengono trovate senza vita a Malgrate e Cernobbio. I corpi, in stato avanzato di decomposizione, appartengono a una donna di carnagione chiara e a un’altra dalla pelle scura. Anche loro legate al mondo della prostituzione.

La brutalità degli omicidi

Chi ha ucciso queste donne non si è limitato a toglierle la vita. Ogni omicidio porta segni di una ferocia inaudita. Pestaggi brutali, colpi ripetuti, calci e un accanimento sul corpo anche dopo la morte. In alcuni casi, i cadaveri risultano smembrati.

Il sacco nero usato per trasportare i corpi viene lasciato in modo che qualcuno lo trovi. Un messaggio? Un avvertimento? Gli investigatori ipotizzano un regolamento di conti tra bande criminali che sfruttano le donne per la prostituzione.

Il mistero del nastro adesivo

C’è un altro elemento comune a tre delle scene del crimine: il nastro adesivo usato per chiudere i sacchi. Un dettaglio insolito. Si tratta di un nastro grigio con la scritta della casa motociclistica Yamaha. Non un oggetto di uso comune.

Un indizio trascurato? Ora il criminologo Franco Posa e la sua squadra stanno cercando di ricostruire il puzzle. Vogliono capire se gli omicidi sono collegati e se esiste la possibilità di riaprire le indagini.

Un caso ancora aperto

Le Procure di Como e Lecco hanno meno arretrati rispetto ad altri tribunali italiani. Questo potrebbe dare una speranza a chi vuole giustizia per queste donne. In Italia, casi rimasti senza soluzione per decenni sono stati risolti grazie a nuove tecnologie e a indagini più approfondite.

Perché non provarci anche con queste sette vittime? Perché non dare un nome alla donna trovata nel sacco nero nel 2004? Le famiglie delle altre donne meritano risposte. E chi ha ucciso, se ancora in libertà, potrebbe colpire di nuovo.

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