
Giorgia Meloni avrebbe violato la cosiddetta “legge Bavaglio” con un tweet pubblicato l’11 febbraio, nel quale ha citato testualmente un’intercettazione tratta da un’ordinanza cautelare. A sostenerlo è Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, intervenuto a Otto e mezzo su La7.
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Il reato contestato
Secondo Travaglio, il tweet della premier costituirebbe un reato, poiché la legge Nordio, voluta dallo stesso governo Meloni, vieta la pubblicazione di intercettazioni in forma testuale con virgolettati. La normativa consente di riportarne solo il contenuto in modo generico, senza citazioni dirette.
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“L’azione penale è obbligatoria, perché non si tratta di un reato ministeriale, ma di un reato comune procedibile d’ufficio”, spiega Travaglio, aggiungendo che la Procura di Roma sarebbe quindi tenuta a iscrivere la premier nel registro degli indagati.

Le possibili conseguenze
Se ritenuta colpevole, Meloni potrebbe scegliere tra pagare una multa, affrontare un’indagine o persino un processo. In alternativa, sostiene Travaglio, potrebbe abolire la legge che il suo governo ha approvato appena un anno fa e che ha difeso pubblicamente in conferenza stampa il 9 gennaio.
“Ieri la Meloni ha commesso un reato: ha violato una legge che ha fatto il suo governo, la legge bavaglio”
— Zerovirgola (@Zerovirgola2) February 12, 2025
🤡#Travaglio #ottoemezzo pic.twitter.com/bgOmNppAy1
La questione della presunzione d’innocenza
Il direttore del Fatto ha inoltre sottolineato una presunta incoerenza nelle posizioni del governo e della maggioranza di centrodestra. Meloni, nel suo tweet, ha parlato dell’arresto di 180 mafiosi, ma i fermati sono tecnicamente presunti innocenti fino a sentenza definitiva. “Quelli che hanno arrestato ieri non sono mica dei mafiosi”, ribadisce Travaglio, ricordando che il centrodestra spesso critica gli arresti preventivi, definendoli una “barbarie” e una “tortura medievale”.