
Nonostante le dure accuse pubbliche e le visioni politiche agli antipodi, Giorgia Meloni ed Elly Schlein hanno trovato un punto di incontro per la nomina dei giudici costituzionali. Un confronto che, pur restando episodico, ha portato a un accordo istituzionale di rilievo, segnando un momento di dialogo tra maggioranza e opposizione.
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Il confronto riservato e la trattativa
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la prima mossa è arrivata dalla segretaria del Pd, che ha inviato alcuni messaggi alla premier nel pomeriggio. Meloni ha risposto e da lì è iniziata una trattativa riservata, culminata in una serie di telefonate nella tarda serata. Tre chiamate tra le 22 e le 23 hanno permesso di trovare l’intesa, portando alla nomina di quattro giudici costituzionali, colmando così un vuoto istituzionale che si prolungava da mesi.
Un metodo che si ripete?
Non è la prima volta che un confronto diretto tra le due leader porta a risultati concreti. Già lo scorso febbraio, una telefonata tra Meloni e Schlein aveva contribuito a definire una posizione comune sulle risoluzioni parlamentari per il Medio Oriente. Anche nell’ottobre scorso ci fu un dialogo sulla crisi di Gaza, con un appello congiunto al cessate il fuoco.
Questa volta, però, il risultato è più significativo: per la prima volta, un accordo tra le due ha inciso sugli equilibri istituzionali, portando a una decisione condivisa su un tema di primaria importanza.
Resta lo scontro politico
Nonostante l’accordo, il clima politico resta teso. Il giorno dopo la nomina dei giudici, Schlein è tornata ad attaccare la premier sul tema dell’Albania e sulla gestione dell’immigrazione. Ha definito l’accordo tra Roma e Tirana “un fallimento che calpesta i diritti fondamentali”, criticando anche le politiche economiche del governo su costo dell’energia, salari bassi e calo della produzione industriale.
Il dialogo istituzionale, dunque, non cancella lo scontro politico. Ma segna un precedente: quando necessario, il confronto può produrre risultati concreti.