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Vertice di Parigi, l’Europa concorda sul sostegno a Kiev ma si divide sull’invio di truppe in Ucraina

Pubblicato: 18/02/2025 07:30

Un’Europa che ha fretta di reagire e trovare un’intesa, quella protagonista a Parigi del vertice organizzato in fretta e furia dal presidente francese Emmanuel Macron. L’Ucraina, hanno riassunto i presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo Ursula von der Leyen e Antonio Costa dopo il summit, “merita la pace attraverso la forza“, vale a dire che va aiutata ancora di più, militarmente, affinché possa negoziare con la Russia da posizioni di forza. Con l’obiettivo dichiarato, quindi, di arrivare “una pace rispettosa dell’indipendenza, sovranità, integrità territoriale” di Kiev, “con forti garanzie di sicurezza“.
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Quello andato in scena nella capitale parigina, hanno subito chiarito i vari leader presenti, è solo “l’inizio di un percorso” che vedrà coinvolta anche l’Ue nel suo insieme. L’Europa, ha aggiunto il segretario generale della Nato Mark Rutte, “è pronta e ha la volontà di rafforzarsi, di prendere l’iniziativa per fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina. L’Europa è pronta a investire molto di più nella nostra sicurezza”, ha aggiunto l’ex primo ministro olandese, riconoscendo tuttavia che “i dettagli devono ancora essere decisi”. “Ma l’impegno è chiaro”, ha aggiunto.

A far suonare l’allarme rosso in Europa sono state le mosse dell’amministrazione Trump, che si è mostrata più determinata che mai a trattare bilateralmente con Mosca i destini dell’Ucraina, scavalcando così l’Ue. Proprio per questo Macron ha riunito a Parigi i vertici Ue e Nato (il segretario generale Mark Rutte), oltre ai premier di Germania (Olaf Scholz), Spagna (Pedro Sanchez), Polonia (Donald Tusk), Danimarca (Mette Frederiksen), Italia (Giorgia Meloni), Olanda (Dick Schoof) e Regno Unito (Keir Starmer).

Leader divisi su invio truppe

Le principali divisioni tra i Paesi Ue sono affiorate quando si è parlato dell’impegno militare in Ucraina. La Francia da tempo ha invocato uno sforzo maggiore, ma la Germania è ancora ferma sulla linea del no. Non è solo Berlino a non essere entusiasta: anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso perplessità, dicendo che l’Italia è sì disponibile a mandare truppe, ma solo nel quadro di una missione Onu, con l’ampio coinvolgimento di truppe extra europee. Una presenza solo europea in Ucraina, a tiro dell’artiglieria russa, sarebbe un “suicidio”, ha avvertito giovedì scorso, alla ministeriale Nato a Bruxelles.

Una posizione, quella delineata da Crosetto, che sarebbe stata ribadita ieri da Giorgia Meloni durante il vertice. La premier avrebbe anche sottolineato tutte le perplessità dell’Italia di fronte alla scelta del presidente francese di convocare un summit coinvolgendo solo alcuni Paesi, escludendone altri, come la Finlandia e i Baltici. A preoccupare è il rischio, in caso di invio di truppe, di un acuirsi della crisi con la Russia, che potrebbe provocare pericolosi incidenti diplomatici.

Il primo ministro polacco Donald Tusk, a capo di un Paese che investe oltre il 4% del Pil nella difesa e dispone di uno dei più grandi eserciti europei, ha dichiarato, riporta l’Afp, che “tutti in questo incontro sono consapevoli che le relazioni transatlantiche, l’alleanza Nato e la nostra amicizia con gli Stati Uniti sono entrati in una nuova fase. Lo vediamo tutti. Non penso che nessuno debba sorprendersi, e anche l’incontro lo ha confermato, che i nostri partner europei siano consapevoli che è giunto il momento per una capacità di difesa europea molto maggiore. Anche qui – ha aggiunto Tusk – c’è stato accordo, unanimità, sul fatto che un aumento, un aumento significativo, della spesa per la difesa è qualcosa di assolutamente necessario“. Tusk ha detto che “non ha senso irritarsi quando il nostro alleato, gli Stati Uniti, dice di spendere di più, diventare più forti, diventare più resilienti. Queste parole hanno assolutamente un fondamento nei fatti”.

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