
Il caso di Emanuela Orlandi continua a far discutere e a rivelare nuovi dettagli che alimentano i sospetti su un possibile coinvolgimento del Vaticano nella sua scomparsa. L’ultimo sviluppo riguarda un intreccio di dichiarazioni e indagini che collegano Pietro Orlandi, il giornalista Alessandro Ambrosini e Francesca Immacolata Chaouqui, figura centrale nello scandalo Vatileaks.
Il sospetto di Pietro Orlandi: “La verità è dentro il Vaticano”
Pietro Orlandi, fratello della giovane scomparsa nel 1983, ha ribadito la sua convinzione che il Vaticano stia nascondendo la verità. Secondo lui, diverse persone all’interno della Santa Sede sarebbero a conoscenza dei fatti, ma preferirebbero mantenere il segreto per proteggere figure influenti.
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“Chi ha interesse a distogliere dalla verità su Emanuela credo sia dentro il Vaticano, perché lì sono a conoscenza di quello che è accaduto. Evidentemente è una verità molto grave, e ogni tentativo di nasconderla è comodo per loro”, ha dichiarato Pietro Orlandi.
Anche il magistrato Giancarlo Capaldo, che per anni ha indagato sulla vicenda, condivide questa convinzione. Secondo Orlandi, Capaldo riteneva che la verità sulla scomparsa della giovane coinvolgesse personalità di spicco del Vaticano, tra cui Papa Giovanni Paolo II e il cardinale Agostino Casaroli. Un’altra figura chiave sarebbe stata il cardinale Giovanni Battista Re, che secondo Francesca Immacolata Chaouqui gestì la situazione e avrebbe informazioni decisive mai rivelate.
La pista di Londra e il ruolo dei servizi segreti
Tra le ipotesi che emergono nelle indagini, si fa sempre più spazio quella che porta a Londra. Secondo alcune fonti, tra cui l’ex membro del Sismi Luigi Gastrini, Emanuela Orlandi potrebbe essere stata trasferita in un ospedale psichiatrico nella capitale britannica.
Pietro Orlandi ha ricordato che Gastrini rivelò questa teoria nel 2011, affermando che la ragazza fosse stata portata in un istituto londinese. Tuttavia, le sue dichiarazioni non furono mai approfondite dalla Procura di Roma, tanto che l’uomo venne interrogato solo a Bolzano prima di essere accusato di calunnia. Successivamente, fuggì in Tunisia, dove morì lo scorso anno.
Sulla stessa pista londinese ha espresso il suo parere anche il giornalista Alessandro Ambrosini, che ha collegato la scomparsa di Emanuela all’omicidio del banchiere Roberto Calvi, avvenuto a Londra nel 1982. Il figlio di Calvi, Carlo, aveva incaricato un’agenzia investigativa per indagare sulla morte del padre e, nel corso delle indagini, era emerso un possibile collegamento con il caso Orlandi.
Una verità ancora nascosta
Nonostante anni di indagini e continue rivelazioni, il caso di Emanuela Orlandi resta irrisolto. La lotta della famiglia per ottenere giustizia prosegue, mentre nuove ipotesi e testimonianze continuano a emergere, rafforzando il sospetto che la verità sia ben nota a chi ha il potere di occultarla. Il mistero della giovane cittadina vaticana scomparsa resta uno dei più oscuri e controversi della storia italiana.