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Calciatore ucciso da una bomba: in manette due persone, la terribile scoperta dopo il dramma

Pubblicato: 20/02/2025 17:14

Rimase gravemente ferito in un attentato dinamitardo che colpì una sala giochi della sua città il 5 marzo 2015. Cinque mesi dopo, Domenico Martimucci, calciatore di soli 27 anni, morì a causa delle ferite subite. Le indagini hanno rivelato che l’attacco era di natura mafiosa, ma Martimucci non aveva alcun legame con la criminalità organizzata.
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Oggi, sono stati arrestati due nuovi sospettati per la sua morte: Nicola Centonze e Nicola Laquale. Centonze è accusato di aver fatto da intermediario, mentre Laquale ha fornito l’ordigno esplosivo. Entrambi affrontano accuse di omicidio, tentato omicidio plurimo e detenzione di materiale esplodente, tutte aggravate da finalità mafiose.

Il nuovo sviluppo delle indagini si basa sulle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, che hanno confermato il coinvolgimento di Centonze e Laquale nell’organizzazione dell’attentato e nella fornitura della bomba. La procura di Bari ha sostenuto questo quadro indiziario e ha richiesto misure cautelari. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari ha accolto la richiesta e, in coincidenza con il decennale della tragedia, ha ordinato l’arresto dei due: uno in carcere e l’altro agli arresti domiciliari.

Martimucci morì dopo quasi cinque mesi di coma a causa delle ferite inflitte dall’esplosione, avvenuta mentre la sala giochi era aperta e lui si trovava all’interno. Nell’attentato rimasero ferite altre otto persone, alcune in modo grave.

Per la sua morte, sono già stati condannati in via definitiva dalla Cassazione il mandante dell’attacco, il boss Mario D’Ambrosio (30 anni di carcere), l’esecutore materiale Savino Berardi (20 anni) e uno dei complici, Luciano Forte (18 anni).

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