
Le cause della morte di Mattia Cossettini, il bambino di 9 anni deceduto il 6 gennaio a Marsa Alam, sono state finalmente chiarite. Contrariamente alle prime ipotesi, il decesso non è stato provocato da un tumore al cervello o da una polmonite batterica, bensì da un’emorragia cerebrale causata da un aneurisma. A rivelarlo sono stati i legali della famiglia, riportando i risultati dell’autopsia effettuata dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine.
Un quadro clinico sottovalutato
Secondo i genitori di Mattia, il quadro clinico iniziale sarebbe stato gravemente sottovalutato dai sanitari dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam. Nonostante il bambino non avesse manifestato alcun sintomo preoccupante prima dell’escursione in barca, i medici egiziani hanno avanzato ipotesi diagnostiche errate, citando patologie come diabete, broncopolmonite e persino Covid-19 come possibili cause del malessere. Tuttavia, Mattia non aveva mostrato segni di raffreddore o tosse prima della tragedia.
I genitori hanno denunciato che il bambino è stato trattenuto in osservazione senza ricevere cure adeguate, a causa della mancanza di attrezzature necessarie per un intervento tempestivo. In mancanza di un corretto trattamento, la situazione è precipitata, e il piccolo è rimasto su una lettiga d’ospedale senza ricevere il trasferimento urgente che i familiari tentavano disperatamente di ottenere.
Criticità sanitarie e richieste di intervento
Oltre al dolore per la perdita del figlio, la famiglia Cossettini ha evidenziato le gravi criticità del sistema sanitario locale, chiedendo un intervento del governo egiziano per migliorare i protocolli di emergenza nella regione del Mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato dista circa tre ore di auto da Marsa Alam, e non esistono mezzi di trasporto rapido per raggiungerlo in tempi utili. Questo pone un rischio significativo per i milioni di turisti che ogni anno visitano l’area.
Secondo le stime, circa quindici milioni di italiani si recano in Egitto annualmente, di cui un terzo nella regione del Mar Rosso. I genitori di Mattia sottolineano che anche situazioni mediche apparentemente gestibili, come un’embolia polmonare dovuta alle immersioni subacquee, potrebbero trasformarsi in emergenze fatali a causa dell’assenza di strutture adeguate nelle vicinanze.
Appello per una sanità più sicura per i turisti
La tragedia di Mattia ha acceso un dibattito sulla necessità di implementare servizi sanitari d’emergenza più efficienti nelle zone turistiche dell’Egitto. La famiglia Cossettini chiede che vengano adottati protocolli chiari per garantire ai viaggiatori cure tempestive e adeguate, affinché nessun altro bambino debba affrontare una situazione simile.
Il caso di Mattia non è solo una tragedia familiare, ma un monito per tutti coloro che si recano in luoghi dove l’accesso alle cure mediche potrebbe essere compromesso dalla carenza di strutture e dalla lentezza dei soccorsi.