
L’immagine di Papa Francesco in preghiera sulle rive del lago Sant’Anna, con la sua sedia a rotelle inclinata verso la sponda, ha suscitato un senso di malinconia. Di ritorno dal Canada, nel luglio 2022, gli venne chiesto se avesse mai pensato di dimettersi. Il Pontefice, appoggiato al bastone, rispose con tranquillità: «La porta è aperta, è un’opzione normale, ma fino ad oggi non ho pensato a questa possibilità. Questo non significa che non possa accadere in futuro. Non sarebbe una catastrofe: si può cambiare Papa, non c’è problema».
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Fin dall’inizio del pontificato, Francesco ha toccato il tema delle dimissioni. Se un giorno prendesse questa decisione, ha affermato che si farebbe chiamare “vescovo di Roma emerito”, non indosserebbe la talare bianca e non vivrebbe in Vaticano, ma probabilmente a San Giovanni in Laterano, dove vorrebbe dedicarsi alla confessione e alla visita ai malati.
Nel 2016, confidò al padre generale dei gesuiti che avrebbe “preso in seria considerazione la sfida di Benedetto XVI”. Sul volo dal Canada, parlando del discernimento gesuita, aggiunse: «Sarà il Signore a dirlo. Il Papa gesuita deve fare la volontà di Dio: se il Signore dice di andare avanti, si va avanti; se dice di ritirarsi, ci si ritira».
Le voci sulle dimissioni si intensificarono dopo il suo ricovero al Gemelli nel 2021. Più tardi, ironizzò: «Ogni volta che un Papa è malato, si parla di Conclave. Non ho mai pensato di dimettermi!». Un anno dopo, durante un incontro con la Conferenza Episcopale Italiana, scherzò: «Piuttosto che farmi operare al ginocchio, mi dimetto!», ma precisò subito: «Per governare serve la testa, non le gambe».
Alla fine del 2022, rivelò di aver firmato, già all’inizio del pontificato, una lettera di dimissioni in caso di impedimento medico. Questa prassi non è nuova: Paolo VI nel 1965 scrisse una lettera simile, affidando al Decano del Collegio Cardinalizio la facoltà di accettarla in caso di grave malattia. Pio XII, invece, aveva predisposto la propria rinuncia nel timore di essere rapito dai nazisti.
Nel 2023, in Congo, Francesco chiarì: «Ho scritto la lettera di dimissioni due mesi dopo l’elezione, ma questo non significa che i Papi debbano dimettersi come regola. Il ministero papale è a vita, come quello dei grandi patriarchi». Se ci saranno eccezioni, saranno rare: «Altrimenti, dovremmo cambiare Papa ogni sei mesi!».