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Gaza, appello degli ebrei italiani contro la “pulizia etnica”: interviene il figlio di Liliana Segre

Pubblicato: 27/02/2025 11:44
Gaza appello ebrei italiani

Un appello firmato da 200 ebrei italiani, pubblicato su Repubblica e il Manifesto, ha acceso un acceso dibattito all’interno della comunità ebraica italiana. Il testo denuncia la politica di Israele nei confronti della Cisgiordania e l’ipotesi di espulsione dei palestinesi da Gaza, lanciando un forte monito: “No alla pulizia etnica, l’Italia non sia complice”.
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L’appello e le firme illustri

Il documento è stato promosso dal Laboratorio ebraico antirazzista e da Mai indifferenti – Voci ebraiche per la pace, due reti che si battono contro l’occupazione e la segregazione in Palestina. Tra i firmatari figurano nomi noti come Gad Lerner, Roberto Saviano, Anna Foa, Siegmund Ginzberg, Carlo Ginzburg e Helena Janeczek.

Diffuso sui social, l’appello ha ricevuto ampio consenso, con molti utenti che lo hanno rilanciato con il commento: “Finalmente anche dal mondo ebraico si alza la condanna contro il genocidio di Gaza”.

Reazioni e scontri all’interno della comunità

L’iniziativa ha però scatenato forti critiche da parte dei vertici della comunità ebraica italiana. Riccardo Pacifici, ex presidente della Comunità ebraica di Roma, ha commentato duramente su Huffington Post: “Con quell’appello mi ci pulisco il sedere”, chiedendo una presa di distanza formale da parte dell’Ucei e dell’Assemblea dei rabbini italiani.

La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Noemi Di Segni, ha evitato dichiarazioni ufficiali, mentre il magazine Shalom ha pubblicato un editoriale che risponde con un netto “NO”, in concomitanza con il funerale dei fratellini Bibas, uccisi da Hamas.

Anche Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre, ha espresso perplessità: “Sono d’accordo con la critica a Trump e Netanyahu, ma l’uso dell’espressione ‘pulizia etnica’ è sbagliato. L’appello crea una divisione tra ebrei ‘buoni’ ed ebrei ‘cattivi’”.

Gli organizzatori difendono l’iniziativa

Daniel Levi, del Laboratorio ebraico antirazzista, ha respinto le accuse: “Da anni cerchiamo di rompere il muro di indifferenza su Gaza. La pubblicazione dell’appello nel giorno del funerale dei Bibas è stata solo una coincidenza”.

Dura la replica di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma: “Oggi è il giorno del lutto, non delle accuse a Israele. La nostra comunità sarà sempre al fianco dello Stato ebraico”.

Minacce e solidarietà ai firmatari

Tra i firmatari dell’appello, Gad Lerner è stato preso di mira con insulti e minacce sui social. La Rete NoBavaglio ha espresso solidarietà, denunciando “una campagna di odio tipica dell’estrema destra israeliana”.

La scrittrice Helena Janeczek, tra le firmatarie, ha ribadito: “Siamo tutti ostaggi di un governo che vuole distruggere i palestinesi e la democrazia israeliana”.

Più critico Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica di Milano: “Manca empatia. Non una parola sul massacro del 7 ottobre, solo accuse a Israele. Serve dialogo, non divisione”.

Il dibattito resta acceso e riflette una frattura sempre più evidente all’interno della comunità ebraica italiana.

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