
A Bologna è iniziato il processo d’Appello per l’omicidio di Saman Abbas, la giovane pakistana di 18 anni uccisa a Novellara la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. In aula erano presenti i familiari della ragazza, tra cui il padre Shabbar Abbas, condannato all’ergastolo in primo grado insieme alla moglie Nazia Shaheen. Quest’ultima si è presentata oggi davanti ai giudici per la prima volta, dopo essere stata estradata in Italia lo scorso agosto.
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Nazia Shaheen ha attraversato il cortile della Corte d’Appello di Bologna con la testa china, scortata dalla polizia penitenziaria e circondata da fotografi e telecamere. È rimasta per lungo tempo seduta, a testa bassa, con le mani sul volto, anche quando ha potuto vedere il marito Shabbar entrare nell’aula Bachelet e sedersi nella gabbia opposta alla sua. La donna indossava un abito tradizionale scuro, un velo a coprire testa e parte del volto, e una mascherina chirurgica. Il padre, invece, indossava un giaccone verde e teneva il cappuccio sulla testa prima di entrare nell’aula.
Per la prima udienza dell’Appello, erano presenti tutti e cinque i familiari accusati. Oltre ai genitori, condannati all’ergastolo, c’era lo zio di Saman, Danish Hasnain, detenuto e condannato a 14 anni, con la sua pena sottoposta ad appello da parte del suo avvocato e dei pm, che chiedevano una condanna più severa. In aula anche i due cugini della ragazza, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, entrambi assolti dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia a dicembre 2023, ma per i quali la Procura ha fatto appello.
Durante l’udienza, il presidente della Corte d’Appello di Bologna, Domenico Stigliano, ha chiesto ai cinque imputati se comprendessero l’italiano, decidendo di assegnare un solo interprete per tutti. Di conseguenza, la madre, il padre e lo zio sono stati fatti sedere insieme nella stessa gabbia, mentre i due cugini, non essendo detenuti, sono stati sistemati tra i banchi, per necessità di traduzione. Il giudice ha raccomandato che non dovessero interagire tra loro e che comprendessero ogni dettaglio di quanto accadeva in aula.
L’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio Danish Hasnain, ha sottolineato che le dichiarazioni degli imputati potrebbero essere decisive nel processo di secondo grado. “La novità di questa udienza è la presenza di Nazia Shaheen in aula, che non aveva partecipato al dibattimento di primo grado e rappresenta un elemento nuovo e potenzialmente sconvolgente”, ha affermato. Riguardo la posizione del suo assistito, Cataliotti ha osservato che Danish è l’unico accusato con una situazione ambivalente, essendo stato condannato a 14 anni in primo grado, ma appellando per l’assoluzione, mentre la Procura ha fatto appello contro l’assoluzione degli altri due imputati. “Il processo può prendere qualsiasi direzione, dall’assoluzione all’ergastolo”, ha aggiunto.
Secondo il difensore, le prove raccolte in primo grado sono più che sufficienti, e non ritiene necessario un nuovo ciclo di indagini. Tuttavia, ha evidenziato che persiste un dubbio fondamentale: se Danish fosse arrivato prima o subito dopo l’omicidio. Un interrogativo che, secondo lui, potrebbe essere cruciale per l’esito del processo.