La super perizia sul corpo di Liliana Resinovich, depositata nella notte tra venerdì e sabato, conferma che le lesioni riscontrate sul cadavere suggeriscono il coinvolgimento di terze persone. Secondo fonti legali, il documento redatto dai consulenti Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Stefano Vanin e Biagio Eugenio Leone evidenzia la presenza di lesioni non letali sul corpo della donna, scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022 nella zona dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. Questa conclusione esclude dunque l’ipotesi del suicidio.
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A partire da questa mattina, gli avvocati delle parti coinvolte hanno avuto accesso alla perizia, che si estende per circa duecento pagine. All’interno del documento non viene menzionata l’ipotesi di un congelamento del corpo.
“Morta per asfissia”
Le conclusioni riportano che il decesso è avvenuto per asfissia provocata da un mezzo meccanico, il che include i sacchetti di plastica trovati attorno alla testa della vittima al momento del ritrovamento. Tuttavia, saranno necessari ulteriori giorni per analizzare l’intero contenuto della relazione tecnica.
“Oggetto di una brutale aggressione”
“C’è tanta desolazione e tanta amarezza alla luce di questo risultato”, dichiara Nicodemo Gentile, legale di Sergio Resinovich, fratello della vittima, e presidente dell’associazione Penelope. “Per affermare l’evidente abbiamo dovuto attendere oltre tre anni. Ora siamo certi che si apre una nuova fase e che Lilly, una donna spesso fraintesa e in alcuni momenti ingiustamente considerata fragile, è stata invece vittima di una brutale aggressione”.
L’avvocato esprime fiducia nel proseguimento delle indagini: “Siamo sicuri che il tempo perso sarà recuperato dagli esperti della Procura e che presto verrà individuato chi ha commesso questa violenza disumana”.