
Il pigiamino insanguinato della piccola Giulia Loffredo, la bimba di nove mesi tragicamente sbranata dal pitbull di famiglia ad Acerra lo scorso 15 febbraio, è stato ritrovato in un sacchetto dell’immondizia, poco prima che venisse smaltito. A recuperarlo sarebbero state le forze dell’ordine, che stanno cercando di ricostruire con precisione le dinamiche della tragedia. Ma quindi, cosa avrebbe fatto il padre prima di prestarle soccorso?
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Secondo gli inquirenti, il ritrovamento suggerisce che la bambina sia stata cambiata prima di essere portata alla clinica Villa dei Fiori dal padre, un giovane di 24 anni ora indagato a piede libero per omicidio colposo e omessa vigilanza e custodia del cane. Questa circostanza solleva nuovi interrogativi sulla gestione dell’evento immediatamente successivo all’aggressione.
Un altro dettaglio emerso dalle indagini riguarda il tentativo di alcuni parenti dell’uomo di ripulire l’appartamento dalle tracce di sangue poco prima che la polizia giudiziaria effettuasse un sopralluogo. Questo intervento potrebbe essere stato un tentativo di occultare elementi utili a ricostruire con esattezza quanto accaduto. Il caso rimane aperto e sotto stretta osservazione degli investigatori, che stanno valutando tutti gli elementi raccolti per chiarire ogni aspetto della vicenda.
Ma in serata l’avvocato di Loffredo, Luigi Montano, ha riferito all’Ansa di «non essere a conoscenza di questo ritrovamento». «Nel verbale di sequestro della scientifica che ha effettuato i rilievi nell’appartamento, non risulta alcun pigiama – ha specificato l’avvocato -. Il mio assistito ha raccontato di aver preso la piccola non appena si è accorto dell’accaduto, e di averla portata subito in ospedale».
Vincenzo Loffredo, risultato positivo all’hashish subito dopo la tragedia, è ora indagato per omicidio colposo per omessa vigilanza e custodia dell’animale. Il ritrovamento del pigiamino aggiunge ulteriori dubbi a una vicenda già complessa.

Nel frattempo, l’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDAA) ha rilanciato la richiesta di prendere in affido i due cani della famiglia, Tyson, il pitbull, e Laika, l’altra cagnolona di casa. Gli animalisti, in una nota, sottolineano che i due animali sono sprovvisti di microchip, motivo per cui non dovrebbe porsi il problema della loro eventuale restituzione.
“Ma a parte le questioni burocratiche – affermano – e alla luce delle dichiarazioni del veterinario che li sta osservando nel canile di Frattamaggiore, il quale sostiene che i due cani, in particolare il pitbull, siano tranquillissimi, stiamo predisponendo due percorsi per loro. Dopo un’eventuale fase di rieducazione, potrebbero trovare una nuova famiglia o essere impiegati nella pet therapy”.
Gli attivisti concludono dicendo che sarebbe una “scommessa importante” riuscire a dare una seconda possibilità a due cani accusati, senza ancora prove certe, di una tragedia così drammatica. “Fantascienza? No, un percorso assolutamente percorribile”.