
Si sente parlare sempre più spesso di “terre rare“. Se fino a poco tempo fa questo termine era sconosciuto ai più, ora tutti ne parlano, e per capire quanto sia centrale nel nostro tempo, basti pensare che proprio le terre rare sono al centro dell’accordo di tregua tra Usa, Russia e Ucraina. E allora anche nel nostro Paese ci si chiede: ma in Italia ci sono queste terre rare? Se sì, dove? Diciamolo subito: sul nostro suolo nazionale di questi materiali così preziosi non ne abbiamo, o almeno non in quantità tali da giustificare l’apertura di nuove miniere per estrarli. Abbiamo, però, altre straordinarie risorse: le cosiddette materie prime critiche. Cosa sono? E dove si trovano?
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Le materie prime critiche sono un insieme di 34 materie prime indicate dall’UE come di vitale importanza per la transizione energetica e digitale. Queste sono: terre rare, alluminio, carbone da coke, litio, fosforo, antimonio, feldspato, scandio, arsenico, fluorite, magnesio, silicio metallico, barite, gallio, manganese, stronzio, berillio, germanio, grafite, tantalio, bismuto, afnio, niobio, titanio metallico, boro, elio, platinoidi, tungsteno, cobalto, fosforite, vanadio, rame e nichel. Come segnala il portale di divulgazione scientifica Geopop, sul territorio italiano sono presenti 16 delle materie prime critiche individuate dall’UE. In Italia le aree più ricche da questo punto di vista sono diverse. Vediamo quali.

Sul territorio italiano, come anticipato, non ci sono terre rare in quantità tali da giustificare l’apertura di nuovi siti estrattivi. Però sono presenti molte materie prime critiche soprattutto nelle aree della Sardegna, della Toscana e lungo l’arco alpino. In queste aree sono state individuate materie prime critiche, ma ciò non implica che necessariamente verranno aperte (o ri-aperte) miniere. La Sardegna, però, si è portata avanti e, come avevamo raccontato in un precedente articolo, una miniera è stata effettivamente riaperta per estrarre fluorite, una materia di cui c’è grande abbondanza e grande richiesta.